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Consumo di suolo, al Leccese la maglia nera in Puglia: ne ha divorato oltre il 14%

BARI- La Puglia è la seconda regione del Sud Italia per consumo di suolo e la provincia di Lecce è la prima in Puglia ad averne divorato di più: ha già mandato in fumo il 14,46 per cento del suo territorio, cementificando ben 39.908 ettari. Seguono Brindisi, che con 19.446 ettari ha già perso il 10,58 per cento, e poi Taranto, con il 9,57 per cento (23.358 ettari). Un triste primato per il Leccese, visto che si parla di una risorsa non rinnovabile.

I dati Ispra contenuti nell’ultimo rapporto 2017 dicono che in questa regione solo in un anno, tra il 2015 e il 2016, sono andati in fumo 414 ettari di suolo, 1 m2 ogni 5 secondi. “L’ultima generazione – dice Coldiretti – è responsabile della perdita di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari”.

Il Salento conta numerosi comuni con suolo consumato addirittura pari al 20 per cento rispetto alla propria superficie. Fra questi ci sono le perle sul mare, quelle dove all’industria turistica è stato pagato un prezzo altissimo in termini di costruzioni: Castro (27 per cento), Porto Cesareo (22 per cento) e Gallipoli (20 per cento).

Il consumo di suolo zero o prossimo a zero (< 0,1 %), invece, è stato raggiunto da appena 45 comuni pugliesi su 258 totali, per lo più poco abitati e nessuno facente parte delle province di Bari, BAT e Brindisi. È un problema di eredità che si lascia alle future generazioni, ma anche di economia agricola che rischia di trovare sempre meno spazio, con l’urgenza di dover pianificare meglio e in fretta le politiche territoriali del futuro prossimo.

“Proprio nell’ottica della prevenzione è urgente l’applicazione del provvedimento sul consumo del suolo passato in Consiglio regionale – dice il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – utile ad arrestare la pericolosa avanzata della copertura artificiale del nostro territorio. Con il dispositivo legislativo dovranno essere valorizzati i terreni agricoli e promossi l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente, per impedire che il suolo venga sottratto alla sua utilizzazione agricola e stravolto nelle sue connotazioni naturalistiche”.

Questo anche in attesa che il progetto di legge nazionale contro il consumo di suolo esca dal pantano in cui è confinato, da tre anni, a causa del rimpallo tra Camera e Senato.

 

 

 

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