Cronaca

Si finge avvocato e truffa un cliente, leccese condannata anche in Appello

LECCE- Confermata in Appello dal giudice Pietro Baffa la condanna a 8 mesi di reclusione in primo grado, pena sospesa , per una donna leccese che fingendosi avvocato ha truffato un cliente: un medico che le affidato l’incarico di seguire una vicenda tributaria legata ad un pesante debito con Equitalia. La vittima della truffa nel frattempo è morta, e in giudizio, come parte civile, è subentrata la moglie, difesa dall’avvocato Amilcare Tana. Una vicenda finita nelle aule del Tribunale di Lecce qualche anno fa. L’imputata, che si presentava come avvocato, aveva preso in carico la vicenda tributaria per conto del cliente, un professionista che nel 2006 aveva ricevuto una cartella esattoriale da Equitalia di 218 mila euro con l’ipoteca su un suo immobile.

All’uomo la donna aveva assicurato la risoluzione della faccenda rappresentandolo in Commissione Tributaria e comunicandogli, nei mesi successivi, come la questione fosse stata risolta con l’avvenuta impugnazione delle cartelle esattoriali e con la sospensione delle stesse. Questo in virù di un bonario componimento del contenzioso con il fisco per un accordo raggiunto con l’Agenzia delle Entrate di Lecce: l’uomo avrebbe dovuto pagare solo 120 mila euro invece dei 218 mila e ci sarebbe stata anche la cancellazione dell’ipoteca. Un bel risparmio, se non fosse che l’accordo in realtà non c’era. Nel frattempo la donna aveva presentato una parcella da 8 mila euro che il cliente le aveva pagato per intero. Dopo la preparazione degli assegni da 20 mila e 50 mila euro, intestati ad Equitalia, la brutta sorpresa: durante l’udienza fissata in Commissione Tributaria nel luglio del 2008, al professionista fu comunicato che non solo non era mai stato raggiunto alcun accordo, ma anche che l’ avvocato in questione non era iscritta all’albo e non avrebbe potuto per questo seguire la vicenda. Avendo acquisito il titolo in Spagna, era iscritta nella Sezione Speciale dell’Albo degli Avvocati Stranieri e avrebbe potuto operare solo affiancata da un professionista abilitato, cosa che non era mai avvenuta. Il procedimento tributario era quindi ancora pendente e l’accordo tutt’altro che raggiunto.

Revocarle il mandato e sporgere una denuncia nei suoi confronti è stato un tutt’uno . Da qui è nato un processo che si è concluso pochi giorni fa fa con la condanna.

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