
OTRANTO- Il primo passo è stato fatto e probabilmente è stato il più difficile. Il secondo resta da fare, ma in tempi brevi. Dopo l’istituzione della seconda area marina protetta del Leccese, quella di Otranto, con l’approvazione in Senato dell’emendamento presentato da Francesco Bruni nella legge di bilancio 2018, il Parco regionale Otranto-Leuca annuncia che entro un mese convocherà l’assemblea dei sindaci per avviare formalmente l’iter per chiedere l’allargamento fino a Castrignano del Capo. Nonostante, infatti, di questo si sia parlato a più riprese e le amministrazioni si siano dette concordi, ad oggi non esiste un atto formale con cui chiedere a Roma di estendere lo specchio d’acqua meritevole di tutela fino a Leuca. E per questo è rimasto circoscritto al primo tratto, nella zona di “Capo d’Otranto – Grotte Zinzulusa e Romanelli’, quindi fino a Castro. Eppure l’area marina protetta è sempre stata concepita anche come deterrente contro il serio rischio trivelle. Il presidente del Parco, Nicola Panico, è chiaro: “entro il mese prossimo porterò all’ordine del giorno questo passo in avanti. Non c’è dubbio che la volontà dei sindaci in questo senso sia condivisa ed estesa. L’istituzione dell’area marina protetta a Otranto è un grande punto di partenza ed esiste una facilità procedurale da cogliere ora”. Se fino a questo momento non è stata avanzata formale richiesta, secondo Panico, è per evitare di allungare i tempi per il primo riconoscimento, visto che l’iter è stato avviato dal Comune di Otranto nel 2006. Ora, però, è tempo di darsi da fare. “Il parco marino – aggiunge – è il contraltare perfetto della fascia a terra individuata come parco costiero Otranto-Leuca. La percezione delle comunità di riferimento dei benefici e delle opportunità che rappresenta la costituzione di un parco marino ha oggi delle basi”. Sono le amministrazioni, però, a dover spingere sull’acceleratore, se lo vogliono davvero.
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