Cronaca

Cuttaia su indagine antiracket: niente di peggio che tradire chi è in difficoltà. I prefetti vigilino

LECCE – “Non c’è niente di peggio che trovare chi deve collaborare con le istituzioni, come le associazioni antiracket e antiusura, che magari fanno il doppio gioco o, forse ancora peggio, che sfruttano il disagio, sfruttano le difficoltà delle vittime per appropriarsi magari di denaro. Le persone devono potersi fidare. Ecco perché è stata richiamata l’attenzione dei colleghi prefetti nei mesi scorsi per fare un’opera rigorosa di selezione. Le associazioni che sono iscritte nelle prefetture devono avere nell’iscrizione una sorta di attestato di assoluta fiducia“.

Il riferimento è all’indagine sull’associazione antiracket Salento ed è dura la condanna di Domenico Cuttaia, commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, arrivato a Lecce, dal prefetto Claudio Palomba, per sottoscrivere il “Protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni dell’usura e dell’estorsione nella provincia di Lecce”. È un’intesa diretta a favorire nuove e più concrete forme di sostegno alle vittime di questi reati, consenteno anche una proficua collaborazione delle vittime stesse con le forze dell’ordine e, in generale, con le istituzioni pubbliche e private a vario titolo competenti in tale ambito.

“Oggi -ha detto Cuttaia- stringiamo una sorta di accordo anche con i sindaci, per dare la dimostrazione di una forte coesione istituzionale che serve a dare ulteriore fiducia alle persone che denunciano.

“Oggi aggiungiamo qualcosa di importante per incrementare le denunce. Bisogna su questo essere molto precisi. Chi denuncia il racket, chi denuncia l’usura non corre rischi, perché le forze di polizia sanno mettere poi a punto dei sistemi di salvaguardia che fanno sì che la persona che ha denunciato venga tutelata.

E poi il delinquente non ha assolutamente interesse, perché sarebbe il primo a venire incriminato ovviamente, a fare del male alla vittima che ha denunciato.

Il racket o l’organizzazione che pratica l’usura è violenta e certe volte anche crudele nei confronti di chi è acquiescente, non di chi denuncia. Chi denuncia lo lascia stare”.

E, a proposito dell’ancora scarso numero di denunce: “Manca la precisa consapevolezza degli strumenti da utilizzare. Spesso non si è a conoscenza del fatto che denunciando si possono avere degli aiuti consistenti da parte dello Stato, aiuti di tipo economico. Manca anche questa consapevolezza e c’è anche la non piena fiducia nei confronti di un apparato che poi è a disposizione di chi denuncia.

L’accordo di oggi serve a dare una dimostrazione di forte coesione istituzionale per indurre le persone a denunciare, perché la denuncia è la chiave di volta del sistema. Perché i reati come l’usura e l’estorsione sono difficili da perseguire, nel senso che ci vogliono indagini, apostamenti…è veramente difficoltoso, ma al tempo stesso sono di una estrema facilità nel momento in cui c’è la denuncia. Nel momento in cui viene denunciato il fatto gli organi di polizia giudiziaria sono in grado poi di approntare quegli strumenti per incastrare il delinquente. Allora noi dobbiamo promuovere queste azioni, perché la denuncia è quello che, se c’è un tunnel, ci fa uscire”. Sull’inchiesta che ha coinvolto l’associazione antiracket a Lecce: “C’è stata un’indagine seria e scrupolosa e poi ci sarà un processo. Io non voglio colpevolizzare nessuno, però ci sono state queste situazioni e su queste situazioni dobbiamo intervenire in maniera rigorosissima, perché le persone hanno bisogno di fidarsi. Hanno bisogno di fidarsi delle istituzioni ovviamente, ma hanno bisogno di fidarsi anche delle associazioni. Ci sono tante associazioni, tanti volontari che hanno subito e, proprio perché hanno subito aggressioni, si pongono a disposizione dei loro colleghi imprenditori, commercianti, cercando di dare un contributo. Ecco: noi dobbiamo fare in modo che queste persone, queste associazioni siano al di sopra non di ogni sospetto, ma di ogni qualsiasi valutazione che possa far creare un qualche dubbio. Motivo per il quale, e questo lo ribadirò, il commissario ha richiamato l’attenzione dei colleghi prefetti nei mesi scorsi per fare un’opera rigorosa di selezione. Le associazioni che sono iscritte nelle prefetture devono avere nell’iscrizione una sorta di attestato di assoluta fiducia, quindi per fare questo bisogna monitorare in continuazione, bisogna verificare come si sta operando.

Poi non è detto che chi non sia iscritto nel registro prefettizio non possa svolgere la sua azione di volontariato, ci mancherebbe altro, ma chi è iscritto nei registri prefettizi dev’essere in possesso di requisiti particolari che attestino la loro valenza, proprio per quello che è successo e può accadere, e perché questa è una materia molto delicata che si può prestare a una qualche azione o di sabotaggio o di strumentalizzazione. Noi dobbiamo dare fiducia alle persone, perché se le persone si fidano, poi la conseguenza è quella di dialogare, di denunciare, di credere in un sistema che poi li soccorre”.

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