LECCE- Dalle conserve di pomodoro cinesi all’ortofrutta sudamericana a quella africana in vendita nei supermercati italiani fino ai fiori del Kenya, quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall’estero – denuncia Coldiretti Puglia – non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese. “La preoccupazione delle imprese pugliesi – sottolinea il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – è che per una qualsiasi lieve omissione commessa, prima punita con una sanzione amministrativa anche di poche decine di euro, domani ci si possa trovare a rispondere di un grave reato penale davanti ad un Giudice, imputati e trattati alla stessa stregua del più becero caporale, rischiando sia la galera che la confisca dell’azienda”. Secondo il Rapporto di Eurispes e dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura di Coldiretti, presieduto da Giancarlo Caselli e composto da circa 60 magistrati tra cui anche Motta, la norma contro il caporalato, in fase di applicazione, dovrà contenere un elemento centrale capace di distinguere chi oggi lavora e produce in condizioni di legalità da chi opera in condizioni di sfruttamento. Con 340mila stranieri assunti regolarmente in agricoltura interi distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy – sottolinea la Coldiretti – possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati. Una grande risorsa dell’agricoltura pugliese che – conclude la Coldiretti – va valorizzata e difesa da inquietanti fenomeni malavitosi