BARI – Tumori, leucemie, infarti. Brindisi come Taranto: dove c’è inquinamento industriale c’è morte. La correlazione è confermata dall’ultimo studio epidemiologico commissionato dalla Regione e condotto nei comuni che circondano il polo industriale brindisino. Nell’area attorno alla centrale termoelettrica, dove l’anidride solforosa si è sprigionata per lungo tempo, l’incidenza tumorale è superiore del 16% rispetto alle altre zone. Il più diffuso, quello alla vescica con il 63% di incremento. Le leucemie, poi, un vero boom: 115% in più. E per il 63% degli uomini il nemico è stato l’infarto. Nelle donne, invece, le malattie più diffuse sono quelle dell’apparato respiratorio, infiammazioni croniche ai bronchi e ai polmoni. Nell’area del petrolchimico, invece, infarti e malattie respiratorie hanno ucciso più che altrove. Un’analisi che non lascia scampo nemmeno guardando i dati dei ricoveri ospedalieri: diabete, malattie neurologiche, patologie cardiovascolari e respiratorie sono quelle che hanno impegnato maggiormente i reparti.
L’unica differenza, rispetto a Taranto, è che una delle industrie, la Edipower, si è fermata e il numero degli ammalati e dei morti è calato. Ad ulteriore conferma – ha detto il governatore di Puglia, Michele Emiliano – che l’unica via è la decarbonizzazione. Ma solo se anche le altre Regioni faranno sentire la propria voce perché dal governo centrale “c’è stata una dichiarazione post cessione Ilva da parte di Calenda – ha commentato il presidente -, ma… insomma sono parole al vento”.
E la Regione, ha aggiunto, ha le mani legate: “Sull’Ilva non tocchiamo palla – ha continuato -, sulla centrale Enel, noi abbiamo chiesto la verifica dell’Autorizzazione che la centrale ha ed è in corso a Roma. Il peso politico ed economico di queste aziende è molto forte – ha concluso Emiliano – e si sono strutturate negli anni legislazioni che impediscono alle Regioni di bloccare le attività di questa fabbrica”.