GALLIPOLI- Conferma della pena dell’ergastolo. L’ha invocata la Procura generale nella persona del pm Giampiero Nascimbeni nei confronti di Marcello Padovano, 55 anni, già condannato al carcere a vita in primo grado. Padovano è accusato dell’omicidio di Carmine Greco, detto Nenè, avvenuto 26 anni fa a Gallipoli, il 13 agosto del 1990. La requisitoria nel processo d’Appello che si concluderà il 23 settembre prossimo, giorno in cui è prevista la sentenza. Il complice, Nico Greco, è stato condannato a 23 anni. Carmine Greco fu ucciso in un uliveto a Gallipoli, in contrada Nanni, vicino casa. Con lui c’erano la moglie e un figlio piccolo. Un omicidio di mafia, quando a Gallipoli i Padovano esercitavano il controllo su tutto, in particolare sul traffico e sulla gestione del mercato della droga. La vittima, all’epoca poco più che ventenne, aveva manifestato spinte autonomistiche che al clan non erano andate giù. Gli autori del delitto furono arrestati 24 anni dopo: Nicola Greco, leccese e Marcello Padovano, detto “Briosche”. Il primo esecutore materiale , il secondo mandante. Il ragazzo fu punito con il sangue perché aveva osato ribellarsi al clan. La svolta nelle indagini e la conferma di un sospetto maturato negli inquirenti già con le dichiarazioni del gallipolino Marco Barba e successivamente del collaboratore Carmelo Mendolia, esecutore materiale anche lui, che tra l’altro fece ritrovare l’arma del delitto.