
LECCE- I finanziamenti erogati dal governo per rafforzare le iniziative in materia di contrasto al racket ed all’usura hanno l’obiettivo di prestare assistenza alle vittime di tali reati e favorire l’accesso ai finanziamenti previsti dal Fondo di Solidarietà. con l’ausilio di specifiche figure professionali quali avvocati, commercialisti, esperti del settore bancario. Intorno all’associazione salentina ruotavano quindi tane persone, spesso inquadrate. Nel maggio del 2012 la Gualtieri dopo aver stipulato un’apposita convenzione con I’Ufficio del Commissario Antiracket istituito presso il Ministero dell’Interno e con le amministrazioni comunali di Lecce, Brindisi e Taranto apre 3 sportelli antiracket presso ciascun capoluogo, sportelli che, secondo la finanza, non sono operativi ed hanno avuto, come unico fine, quello di frodare i finanziamenti pubblici attraverso diversi sistemi: fittizia rendicontazione di spese per il personale; i fatture false per operazioni inesistenti per l’acquisizione di beni e servizi, false buste paga, rimborsi per viaggi e trasferte mai eseguite, campagne pubblicitarie, interventi di manutenzione presso le tre sedi, falsa assistenza alle vittime.
Le somme indebitamente percepite dai fittizi collaboratori presentate all’Ufficio del Commissario Antiracket, venivano restituite in contanti alla presidente. Quindi i finanziamenti indebitamente percepiti venivano prima bonificati in favore delle ditte esecutrici e successivamente restituiti in contanti per un importo pari alla differenza tra l’importo fatturato ed una quota del 20%, quale “compenso” alla stessa azienda fornitrice. Gli amministratori comunali leccesi entrano in ballo nel momento in cui vengono eseguiti lavori di ristrutturazione presso la sede di Lecce, in assenza della preventiva approvazione da parte dell’Ufficio del Commissario Antiracket, pagati con fondi del Comune anziché con i finanziamenti erogati. Un capitolo di spesa senza copertura finanziaria, al fine di agevolare l’imprenditore affidatario dei lavori e consentirgli una celere percezione di tali somme.
Tali condotte risultavano riconducibili ai rapporti esistenti tra l’impresa esecutrice dei lavori ed un funzionario pubblico che in cambio riceveva agevolazioni nel pagamento di alcuni lavori eseguiti dalla medesima ditta presso la propria abitazione. Al fine di sanare la situazione venutasi a creare in seguito ai rilievi mossi dall’Ufficio del Commissario Antiracket sulla irrituale procedura seguita ed ottenere il rimborso delle somme indebitamente anticipate, veniva quindi predisposta documentazione fittizia, in seguito trasmessa al citato Ufficio al fine di dimostrare il rispetto delle procedure previste per l’approvazione dei lavori, in realtà già ultimati e liquidati. Questi artifici traevano in inganno l’Ufficio del Commissario Antiracket che procedeva all’erogazione dei fondi direttamente in favore dell’impresa costruttrice, che in tal maniera si avvantaggiava di un ulteriore pagamento che andava ad aggiungersi a quello già ricevuto dal Comune di Lecce. Condotte delittuose venivano accertate anche in relazione ai lavori eseguiti presso lo sportello di Brindisi, ove funzionari del quel comune, unitamente all’amministratore della ditta incaricata della esecuzione delle opere, certificavano l’ultimazione e la regolare esecuzione dei lavori, in realtà non ancora completati. Emergeva infine che la presidente dell’associazione, avuta notizia della convocazione presso gli uffici del Nucleo di Polizia Tributaria di alcuni suoi collaboratori per essere sentiti quali persone informate sui fatti, procedeva ad “istruire” i testimoni affinché rendessero dichiarazioni difformi dal vero finalizzate ad occultare le irregolarità poste in essere per l’indebita percezione dei fondi erogati dal Ministero.
Al termine delle indagini, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno eseguito su delega della Procura della Repubblica di Lecce, 4 misure cautelari degli arresti, di cui 3 in carcere ed 1 ai domiciliari, notificato l’interdizione dai pubblici uffici a 7 soggetti e disposto a carico di 32 indagati il sequestro delle somme indebitamente percepite dal Ministero, per un importo complessivamente superiore a 2 milioni di euro.
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