
MELENDUGNO- Quando giunge a metà pomeriggio, dopo aver macinato chilometri a piedi, il nuovo corteo contro Tap viene accolto dagli applausi. Poco prima, in seguito all’uscita di un altro camion con il carico di ulivi, la contestazione è ritornata a infervorarsi. Parte anche qualche pietra contro i mezzi. Ma sono gli stessi manifestanti a prendere le distanze e a chiedere di smettere, per evitare di farsi male.
Le anime della protesta contro Tap sono tante. E sono diverse. La multinazionale ci tiene a far sapere che ci sono anche quelle violente, che, stando alla sua ricostruzione, nella notte hanno lanciato una “bomba carta” sulla recinzione e che poi hanno esposto uno striscione “con esplicite minacce di morte a uno dei colleghi”.
Ma chi alimenta questa protesta sono anche altri. Sono gli anziani. Sono i ragazzi universitari, come quelli di link Udu. Ci sono le mamme. Ci sono le signore. I sindaci fanno quadrato. Quello di Melendugno, Marco Potì, è ripreso di continuo da una telecamera della Digos, ad ogni parola, ad ogni intervista. Un gruppo di ragazzi, nel tardo pomeriggio, prova a bloccare i camion dall’altra strada, passando per i campi, aggirando il cantiere. Saranno fermati dalle forze dell’ordine e scortati fino al presidio. Non si indietreggia di un millimetro.
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