Cronaca

Omicidio di Gallipoli, in aula bunker il faccia a faccia tra Rosalba e il padre Marco Barba

GALLIPOLI-   La difesa di Marco Barba, l’ex collaboratore di giustizia di Gallipoli accusato dalla giovane figlia Rosalba di essere l’assassino del marocchino trovato cadavere in un fusto nascosto nelle campagne, aveva chiesto il confronto tra i due. A parlare nell’aula bunker di Lecce, dove si è svolto l’incidente probatorio che è servito a cristallizzare le dichiarazioni della ragazza è stata in realtà solo lei.
In aula però c’era anche Barba, detenuto nel carcere di Taranto, accompagnato a Lecce scortato dagli agenti. Ha ascoltato la ricostruzione fatta dalla figlia che ha ribadito la sua versione dei fatti, e cioè che ad uccidere Laid Lagraidi, il marocchino 41enne vittima di una brutale esecuzione e poi seppellito con il cemento, sia stato proprio l’uomo che invece si professa innocente.

L’incidente probatorio si è svolto alla presenza del Giudice Vincenzo Brancato, del pm Alessio Coccioli, degli avvocati difensori, Speranza Faenza per Marco Barba e Amilcare Tana per Rosalba, insieme all’avvocato Luigi Pedone in rappresentanza della famiglia della vittima.

La ragazza, arrivata insieme alla sorella Chiara scortata dai carabinieri di Gallipoli, ha ricostruito quelle ore, il 23 giugno scorso, che si sarebbero poi concluse con il brutale assassinio. Insieme al padre e al fidanzato di lei sarebbero andati insieme a Lecce a prendere l’extracomunitario. Erano tutti sulla stessa auto. Poi, arrivati nella periferia di Gallipoli, I due sarebbero scesi da soli e si sarebbero inoltrati nel boschetto. Il padre sarebbe tornato solo, raccontando di aver ucciso il marocchino perché questo aveva tentato di rubare un pezzo di hascisch. Sarebbe stata lei a portare il bidone dove il corpo sarebbe stato successivamente nascosto e che lei stessa ha fatto ritrovare la sera del 30 gennaio scorso. Un racconto che ora finirà agli atti del processo. Ora si dovrà attendere la conclusione delle indagini.

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