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Rifiuti, i sindaci vanno alla guerra: “Unanimi a non pagare”. La società: “Subito decreti ingiuntivi”

LECCE-  Nessuno contrario: all’unanimità, i sindaci di tutti i Comuni leccesi decidono che la proposta della società Progetto Ambiente non è accoglibile. E dunque sui rifiuti si va allo scontro totale. Sul tavolo c’è una partita che sfiora i 30 milioni di euro, tra vertenza pregressa e quella attuale: è quella relativa all’adeguamento delle tariffe per la produzione di combustibile da rifiuto, che la società che gestisce l’impianto di Cavallino, facente parte della galassia Marcegaglia, ha rivendicato. Dalla sua, Progetto Ambiente ha una sentenza del Tar di Lecce, che ha stabilito che i Comuni devono pagare subito, senza possibilità di dilazionare, 12 milioni di euro, più 4 di interessi, per aggiornamento delle tariffe relative agli anni 2010-2013. In corso ci sono anche contenziosi per aggiornare gli anni 2014-2016. L’ultima proposta senza appello, al termine del lungo tira e molla di lunedì scorso, è di fissare la nuova tariffa a 135 euro a tonnellata ( a fronte dei 79 euro in vigore dal 2009), di dilazionare i pagamenti a 5 anni e di rinunciare a due terzi degli interessi.

I sindaci l’hanno ritenuta un affronto, da rispedire al mittente. Affollatissima l’aula consiliare di Palazzo Carafa. Rispetto a una settimana fa, c’è una novità, che potrebbe spostare l’ago della bilancia a favore dei Comuni: il decreto del commissario, l’atto che ha dato l’accelerata a Progetto Ambiente per battere subito cassa, sarà sospeso nelle prossime ore. In questi giorni, infatti, è giunto il parere di uno studio legale romano che dice che quell’atto può essere congelato “e – ha spiegato il commissario regionale Gianfranco Grandaliano, che lo ha firmato – lo faremo per il tempo necessario a capire se il contratto originario sia nullo e se ci sia effettivamente il rischio che si configuri un aiuto di Stato nei confronti della ditta, inammissibile a livello europeo”.

Dunque, la linea difensiva dei Comuni è netta: sospeso quel decreto, lo si impugnerà comunque per chiederne la sospensiva. Ciò obbligherà l’azienda a ricorrere al Tar per il giudizio di ottemperanza. Ma nel frattempo saranno giunti i nuovi ricorsi e si chiederà l’intervento alla Corte di Giustizia Europea.

Lo studio Sticchi Damiani ha proposto altre due strade ancora più radicali: chiedere la nullità del contratto originario, per difformità tra atti di gara e oggetto del contratto, e poi eccepire il difetto di giurisdizione, perché sarebbe competenza del giudice ordinario e non amministrativo, come stabilito già in un giudizio relativo al Comune di Tricase. E questo farebbe cadere tutto il giudizio svolto finora, azzerando la sentenza del Tar e ricominciando daccapo.

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