Cronaca

Amianto, si cambia: la Regione chiede ai Comuni di ospitare impianti di trattamento

LECCE- La Regione Puglia cambia passo per far fronte all’emergenza amianto: chiede ai Comuni di manifestare, entro il 2 dicembre, il proprio interesse ad ospitare piccoli impianti di trattamento, anche sperimentali, o discariche dedicate su cave di proprietà comunale. La richiesta è partita il 2 novembre scorso ed è a firma del dirigente della Sezione Cico rifiuti e bonifica, Giovanni Scannicchio, e del direttore del Dipartimento Ecologia, Barbara Valenzano.
Il programma di finanziamenti comunitari Fesr 2014-2020, infatti, tra le sue linee, prevede il favorire le azioni dei Comuni volte ad agevolare le rimozioni dei manufatti contenenti asbesto. È visto come un modo per contrastare il fenomeno dell’abbandono delle lastre di eternit ovunque, in periferia e in campagna, oltre che per agevolare la rimozione delle coperture. Il Piano amianto del marzo 2015, non a caso, ha individuato precise scelte impiantistiche per smaltimento e trattamento , azioni da “avviare nel più breve tempo possibile”, dicono ora dalla Regione, anche e soprattutto per contrastare i danni sanitari derivanti dalla dispersione delle fibre d’amianto, una delle cause dei tumori al polmone.

Per capire la portata della questione, basta guardare questa cartina, allegata al Piano amianto. C’è una “consistente presenza di strutture in fibrocemento anche nel Salento leccese, scarsamente industrializzato (il territorio è destinato prevalentemente ad uso agricolo), ma fortemente urbanizzato”. Numerosi edifici classificati sono ancora in uso. Sono 5mila i tetti di amianto ancora presenti in Puglia, di cui 1.706 con dimensioni superiori a 500metri quadrati.

Una lotta impari, da combattere con armi precise: ora, si dà la possibilità ai Comuni di edificare piccoli impianti pubblici di poche tonnellate, possibilmente con progetti già cantierabili e per cui sono previste quote di cofinanziamento da 230mila euro. Tra i metodi testati e su cui discute anche il Ministero dell’Ambiente, c’è quello del trattamento con il siero del latte, progetto che nel Leccese è stato bocciato a Melpignano e poi ha traslocato ad Andria, con richiesta di apertura di un prototipo a Cavallino.

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