LECCE-La Rete di Prevenzione Oncologica Leccese intende riprendere la sua attività. Ad incidere anche i dati allarmanti sull’aumento di tumori a carico del polmone e della vescica, in particolare negli uomini, nella provincia di Lecce, «un territorio che non ha grandi impianti industriali –ha ricordato il direttore del Dipartimento di Prevenzione Giovanni De Filippis– ma sta proprio in mezzo tra Taranto e Brindisi».
La riunione tecnica tenuta lunedì mattina ,nel Dipartimento di Prevenzione della ASL di Lecce, è servita a fissare alcuni punti fermi: a partire dalla grande mole di lavoro svolto e dalla volontà di non disperdere competenze ed esperienze acquisite sul campo, con l’obiettivo di farle diventare patrimonio condiviso a livello regionale.
«Il coordinamento –ha spiegato De Filippis –si è riunito perché c’è la necessità di ritornare in campo. Naturalmente è necessario capire se da parte della Regione Puglia ci sia la volontà di continuare l’esperienza del Centro Salute e Ambiente (CSA) oppure di modificarne il profilo, gli obiettivi e le prospettive. In tutto ciò –continua- rientra anche il progetto Jonico-Salentino, di cui è parte attiva la ASL assieme ad altri soggetti istituzionali come l’Università del Salento».
Alla riunione sono intervenuti esperti, tecnici, docenti, dirigenti e borsisti che hanno animato la rete preventiva sin dal 2013, quando è partita come iniziativa locale mettendo in rete enti tecnici, scientifici e amministrazioni per studiare le diverse matrici ambientali (acqua, aria, suolo), le abitudini di vita e di lavoro e comprendere la correlazione tra effetti dell’azione sull’ambiente e conseguenze sulla salute. Gli sviluppi successivi hanno poi portato il progetto leccese ad essere inglobato in uno scenario più ampio, il CSA appunto, ad un livello sovraterritoriale e regionale. Sul cui futuro ora ci si torna ad interrogare.