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Chiesa del Gesù: dopo 2 anni, la statua del Pellicano torna al suo posto

LECCE- A due anni di distanza, quando fu distrutta da un fulmine, la statua del Pellicano torna in cima alla Chiesa del Gesù, in Via Rubichi. Accade oggi in concomitanza con le celebrazioni per i 400 anni della morte di San Bernardino Realino, gesuita compatrono di Lecce. Grazie all’accordo tra l’assessore all’Ambiente Andrea Guido e una ditta di Calimera, si è trattato di un intervento gratuito, oltre che abbastanza delicato.

Il volto del pellicano è stato realizzato a mano e in pietra leccese, ed è stato riposizionato con particolari resine epossidiche e di fibre naturali, che ne garantiscono la tenuta nel tempo. Ma non solo. Le operazioni di restauro, che hanno permesso di rimuovere finalmente le impalcature installate sul sagrato della chiesa per evitare la caduta di detriti e frammenti, hanno contemplato anche al posa in opera di una targa marmorea commemorativa del quattrocentesimo anniversario della morte di San Bernardino Realino che verrà scoperta sabato in occasione di una cerimonia speciale. “Riscontrare tutta questa sensibilità e disponibilità da parte degli imprenditori leccesi – afferma l’assessore Guido – non può che farmi ritenere più che soddisfatto”.

Per ora la statua rimarrà imbracata con dei nastri di sicurezza per permettere la solidificazione dei collanti usati. Dopodiché si potrà passare alla fase della velatura per ottenere l’uniformità cromatica del nuovo pezzo rispetto al resto della scultura.

SAN BERNARDINO, LA STORIA.
La chiesa del Gesù o della Madonna del Buon Consiglio fu costruita a partire dal 1575 per accogliere i Gesuiti che giunsero in città l’anno precedente al seguito di Bernardino Realino ed è stata per secoli sede della Compagnia di Gesù.San Bernardino diventa patrono di una città da vivo. Mai vista nella storia della chiesa cattolica una cosa simile e con tanta solennità. Siamo a Lecce, nell’estate del 1616: il padre gesuita Bernardino Realino sta morendo, 42 anni dopo esservi arrivato. I reggitori del Municipio lo vanno allora a visitare in corpo, ossia tutti insieme, in forma ufficiale. E gli fanno la sbalorditiva richiesta di voler essere il protettore della città di generazione in generazione, per sempre. Il moribondo acconsente, tranquillo e lieto. D’altra parte è già amico, consigliere, soccorritore dei cittadini – è già loro patrono – da più di quattro decenni. Anche se non è leccese, e nemmeno pugliese. E’ emiliano, nato in una famiglia illustre di Carpi, che per i suoi primi studi gli faceva venire i maestri in casa, e poi l’ha mandato all’Accademia modenese, all’epoca uno dei più illustri centri culturali d’Italia.

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