CronacaPolitica

Referendum, per il Ministro Calenda gasdotto Tap il miglior “spot” per il sì

LECCE- Per il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, la vicenda del gasdotto salentino è uno dei migliori “spot” per la campagna referendaria del governo: “Il Tap è sempre uno degli elementi che cito tra i motivi per cui votare sì al referendum”, ha detto nelle scorse ore in audizione nelle commissioni Industria del Senato e Attività produttive della Camera.
La ragione è chiara: con la riforma costituzionale – ha spiegato Calenda – il settore energetico sarà molto semplificato, poiché, attraverso il nuovo Titolo V, si riporta la competenza esclusiva dell’energia allo Stato. Tradotto, la modifica della Costituzione avrebbe già consentito di bypassare l’opposizione della Regione Puglia sul metanodotto che porterà gas dal Mar Caspio all’Italia, via San Foca.

Una dichiarazione che arriva nel bel mezzo della nuova querelle innescata dal governatore Emiliano: entro il 20 ottobre, infatti, scadono i termini di 30 giorni entro i quali il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe rispondere alla richiesta di Bari di revocare in autotutela l’autorizzazione unica rilasciata alla multinazionale svizzera. In alternativa, si medita, come per l’Ilva, di ricorrere alla Corte Costituzionale.

Intanto, però, dallo stesso dicastero guidato da Calenda arriva un nuovo “là” per Tap. Il 20 settembre scorso, infatti, ha consentito di superare lo scoglio relativo alla servitù di metanodotto e l’occupazione temporanea dei terreni sui quali ancora non si è riusciti a chiudere una transazione. Si tratta di 27 proprietà differenti, tutte ricadenti nel Comune di Melendugno.

Per queste, i rispetti titolari non hanno comunicato di accettare l’indennità di asservimento e/o l’indennità di occupazione temporanea e danni, come stabilito nel decreto ministeriale del 15 marzo scorso. In caso di mancata accettazione o di rifiuto dell’indennità proposta occorre depositare, infatti, il relativo importo presso la Ragioneria Territoriale del Ministero dell’economia e delle finanze, una sorta di custodia di questi importi in attesa della definizione vera e propria degli indennizzi.

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