CronacaEconomia

Aqp cede i crediti? L’ira di Adusbef: “Operazione opaca, c’è l’imbroglio. Andremo in Procura”

LECCE- “E’ un’operazione assurda e opaca, così tanto che è il caso che la magistratura accenda i riflettori”. Adusbef annuncia un esposto in Procura sull’operazione che Acquedotto Pugliese medita di avviare, vale a dire la cessione di un portafoglio di crediti da ben 35 milioni di euro. Non una questione di alta finanza, ma faccenda che riguarda da vicino i tanti cittadini non in regola con le bollette dell’acqua. 

Il vicepresidente nazionale dell’Adusbef, Antonio Tanza, non ha peli sulla lingua: “Si tratta di crediti fortemente deteriorati; se le banche comprano evidentemente c’è il trucco – dice – e per questo sembra un grande imbroglio, tanto da ipotizzare il reato di utilizzo abusivo del credito. Poi – aggiunge – c’è l’altro risvolto: Aqp mette i cittadini nelle mani di vampiri”.

Il riferimento è al fatto che l’Acquedotto Pugliese abbia chiesto a banche e intermediari finanziari di manifestare il proprio interesse ad assumere la titolarità del credito nei confronti di una “pluralità di soggetti”, debitori per la fornitura di servizi idrici erogati. Quei pagamenti sono così incerti, sia nella riscossione che nell’ammontare e addirittura – come ammette la società – nella loro stessa esistenza, che ci si vuole liberare di ciò che evidentemente è diventato un problema. Perché gli istituti e gli intermediari dovrebbero avere convenienza, allora, ad accollarsi il pacchetto? E a che prezzo sono disposti a pagarlo?

La certezza, infatti, è che, a fronte di quei 35 milioni di euro, nelle casse di Aqp entrerà molto molto meno. Quanto di preciso lo si saprà solo una volta aperti i plichi delle offerte. Ma a fare un calcolo sulla base di dati di esperienza ci pensa Adusbef: “le banche – spiega Tanza – stanno svendendo i propri crediti deteriorati, cartolarizzandoli a somme irrisorie, che vanno dal 5 al massimo 20 per cento. Hanno interesse a farlo entro l’anno perché, grazie a quanto previsto dal governo Renzi, possono comunque scaricarseli fiscalmente. A fronte di ciò, è assurdo che si liberino dei propri crediti e poi acquistino quelli di Aqp, se non a prezzi stracciati, che per logica oscilleranno tra il 3 e il 10 per cento”.Tradotto, stando ad un calcolo – lo ribadiamo – approssimativo, significa che al posto dei 35 milioni di euro ora vantati, Acquedotto potrebbe incassare cifre esigue, che vanno da 1.050.000 a 3,5 milioni di euro.

Da qui la controproposta: un condono transattivo, la rottamazione delle bollette dell’acqua, come si fa con quelle di Equitalia. “Sarebbe più serio e remunerativo per Aqp – conclude Tanza – cercare transazioni con i singoli utenti, abbattendo il debito nei loro confronti anche della metà. Comunque la società pubblica guadagnerebbe molto di più e i cittadini non sarebbero vessati. Altrimenti, Acquedotto renda noto lo sconto di vendita alle banche, perché, se queste comprano, il trucco c’è per forza”.

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