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Rotundo su Acquatina: “Servono i privati. Inaccettabile ritardo Regione”

LECCE-“Non c’è tempo da perdere, c’è una drammatica urgenza. Ogni giorno che passa è  tempo perso nella battaglia per il rilancio del bacino di Acquatina“. Così il presidente della Commissione Controllo del Comune di Lecce Antonio Rotundo ritorna sulla vicenda di quella che dovrebbe essere una struttura fonte di sviluppo e ottime ricadute sulla comunità di Frigole, da anni battaglia di Telerama.
“Non possiamo consentire che la laguna costiera data in concessione all’Università sin dal 1986 e la vasta area di terreni circostanti di circa 40 ettari trasferita a titolo gratuito dall’Ersap, su cui sono stati investiti in questi anni milioni di euro di risorse pubbliche, diventino un colossale monumento allo spreco con il Centro di ricerche per la pesca e l’acquacoltura – inaugurato nel 2007-  inattivo da anni ed in stato di abbandono e di degrado più totale. Dopo una apposita conferenza dei servizi tra Università del Salento, Regione Puglia e Comune di Lecce, già  a febbraio scorso con integrazione del 1 aprile, il Rettore ha inviato sia alla Regione che al Comune una proposta di protocollo di intesa con l’obiettivo di convergere su una linea condivisa che comporti l’assunzione di impegni certi per la valorizzazione di Acquatina, attraverso il partenariato pubblico-privato che coinvolga soggetti imprenditoriali attraverso un bando pubblico di manifestazione di interesse.

Il Consiglio comunale ha approvato in modo unanime una mozione a mia firma che condivide questo percorso e l’impegno della Giunta comunale è  quello di approvare il protocollo immediatamente dopo l’ok della Giunta regionale.  Per questo ritengo il ritardo di Bari francamente  incomprensibile e rivolgo pertanto un invito pressante perché si faccia presto e la Regione si esprima sul protocollo soprattutto sul punto se l’attuale concessione finalizzata alla ricerca ed alla didattica è compatibile con investimenti  da parte dei privati anche a fini produttivi del sito oppure occorre rivedere l’atto di concessione del demanio per adeguarlo ai nuovi obiettivi“.

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