Cronaca

25 anni fa arrivò la Vlora, la denuncia di Don Tonino: “Sconfitti e umiliati albanesi e noi”

LECCE- “Le persone non possono essere trattate come bestie, prive di assistenza, lasciate nel tanfo delle feci, mantenute a dieta con i panini lanciati a distanza, come allo zoo, senza il minimo di decenza in quel carnaio greve di vomiti e di sudore; forse come credenti avremmo dovuto levare più forte la nostra condanna ed esprimere con maggiore vigore la nostra indignazione”. Don Tonino Bello non si risparmiò nella sua denuncia, dalle colonne dell’Avvenire, dopo aver visto con i propri occhi quanto stava accadendo allo stadio Vittoria di Bari.
E’ passato un quarto di secolo. Ma sembra ieri. La Vlora ha segnato un bel pezzo di storia contemporanea della Puglia e dell’Italia intera. Quella nave che trasportava zucchero, arrivata da Cuba al porto di Durazzo, sbucò all’improvviso all’orizzonte di Brindisi all’alba dell’8 agosto di 25 anni fa. Faceva paura, eccome se faceva paura.

Il carico di zucchero aveva lasciato il posto al carico umano, come mai prima e mai dopo si sarebbe visto: 20Mila persone a bordo, la nave formicaio che l’Italia non voleva.

Lo scorso anno, Telerama raccolse la testimonianza di chi quella patata bollente se la trovò tra le mani, Bruno Pezzuto, trepuzzino, viceprefetto vicario a Brindisi, l’unico al posto di comando della Prefettura in quel giorno che doveva già essere vacanza.

Brindisi era già allo stremo dopo gli arrivi dei mesi che segnarono irreversibilmente quel 1991. La Vlora si rifiutò di tornare in Albania. Scortata, arrivò a Bari, forzò il blocco portuale. Attraccò, tra la polvere nera del molo carboni. Una brutta pagina per l’Italia, sfidata per intero da questa terra che accolse, nonostante i niet da Roma.

La paura per gli albanesi ce la inculcarono anche a scuola, quando tra il 7 e 8 marzo ’91 in 30mila arrivarono nel Salento mentre al di là dell’Adriatico si liquefaceva la dittatura comunista. “Lavatevi sempre le mani, chiudete le porte, non date confidenza”, i moniti delle maestre ai bimbi di allora. 25 anni dopo, gli albanesi sono diventati i disperati africani, siriani, mediorientali. E per quanto sia migliorato il sistema di soccorso, restano tutte le parole di don Tonino, declinate al presente: “Sono sconfitti e umiliati gli albanesi; sconfitti e umiliati anche noi, perché costretti a sperimentare ancora una volta come la nostra civiltà, che nella sbornia di retorica si proclama multirazziale, multietnica e multireligiosa, non sa ancora dare quelle accoglienze che hanno sapore di umanità…”.

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