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Alba dei fuochi viventi. Torre Veneri all’indomani degli incendi.

FRIGOLE-SAN CATALDO- Uno scenario che non ha bisogno di tante parole, a descrivere la desolazione ci pensano le immagini. Aggravante il sospetto di dolo, fondato a dirsi dagli addetti ai lavori già dal primo episodio che nelle sue dinamiche sembrava essere stato pianificato con piccoli focolai posizionati alla ricerca della complicità del vento.

250 gli ettari andati a fuoco martedì tra san Cataldo e Torre Chianca. Poi Mercoledì ancora fiamme a Torre Venerì: altri 30 ettari di macchia mediterranea, pineta e incolto sono stati devastati.

Un’agonia lenta per un Salento che continua a bruciare e che all’indomani lascia così: inermi davanti ad un paesaggio che vorrebbe poter restare un polmone verde e si ritrova invece nero, incenerito ad esalare fumo ancora.

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