LECCE- Il sindaco non può adottare ordinanze contingibili e urgenti per imporre ad Acquedotto Pugliese di ripristinare la fornitura idrica, quando gli inquilini non pagano le bollette. È una triplice sentenza destinata a incidere in maniera pesante sulle situazioni di emergenza legate al taglio dell’acqua e che puntualmente si verificano nei condomini Arca Sud del Salento. È il principio che il Tar di Lecce fissa nei tre provvedimenti con i quali, l’8 luglio scorso, ha annullato le ordinanze emesse tra marzo e aprile dall’allora sindaco di Nardò Marcello Risi.
In poco meno di una decina di condomini popolari, tra piazza Achille Grandi, piazza I maggio e dintorni, infatti, Palazzo Personè aveva imposto ad Aqp il ripristino con decorrenza immediata della fornitura, per i due mesi successivi o comunque fino all’approvazione di un piano di rientro degli arretrati.
Il Tar, che si era già pronunciato su una questione analoga, non concede sconti: si tratta, a parere dei giudici, di “indebita interferenza dell’Autorità amministrativa in una controversia concernente il mancato adempimento di obblighi di natura contrattuale”.
Bocciato il ricorso all’uso dell’ordinanza di necessità e urgenza, potere più volte esercitato dal sindaco, perché, come scritto nelle sentenze, si “contraddice la straordinarietà e l’eccezionalità dello strumento”. Tanto meno, per il Tar, quel provvedimento può essere usato “per dirimere una controversia tra privati, a vantaggio di una della parti in contesa, senza dimostrare l’effettiva esistenza di un pericolo per la pubblica incolumità o l’igiene pubblica”. Insomma, in soldoni, il sindaco non può arrivare a vietare ad Aqp di chiudere i rubinetti nei confronti di singoli utenti, poiché questo è un rimedio previsto dalla legge per interrompere nei confronti di utenti non in regola con i pagamento. Contro la mazzata di via Rubichi, si medita il ricorso al Consiglio di Stato.