CronacaPolitica

Tap, è partita a scacchi: i nodi irrisolti a poche ore dall’avvio del cantiere

LECCE- L’uno attende le mosse dell’altro. Ci si guarda a distanza. Ed è come una partita a scacchi. A poche ore dall’avvio ufficiale del cantiere del gasdotto Tap, annunciato per venerdì 13 maggio, l’atmosfera che si respira nelle campagne di Melendugno è surreale.
Qui siamo a poca distanza da San Foca, nel campo in cui dovrebbe rispuntare il microtunnel che sottopassa la spiaggia e la pineta. Questi impacchettati sono i primi 231 ulivi che avrebbero dovuto essere spostati entro il 30 aprile, ma che non potranno essere toccati fino a quando non verrà sciolto il nodo della prescrizione A44, relativa al loro spostamento. La Regione non ha ancora dato il via libera su questo. Eppure, doveva essere proprio lo scavo del pozzo di spinta in questo campo il primo step d’inizio cantiere.

Dunque, non potendo in senso stretto scavare e spostare ulivi, Tap ha comunicato che ciò che farà per far dare il via ai lavori – necessariamente entro il 16 maggio come imposto dall’Ue – consiste in due operazioni: bonifiche belliche e valutazione archeologica preventiva, però in quest’altra zona, a circa 4 chilometri di distanza, qui dove, nelle vicinanze, ci sono reminiscenze di epoca romana, come questa cisterna.

Le preoccupazioni del comitato No Tap sono le stesse che la Regione Puglia ha messo per iscritto due giorni fa, nella nota inviata ai Ministeri: “si chiede di voler chiarire se la comunicazione connessa alle prescrizioni A30 e B6 sia sufficiente ad assolvere alla condizione prevista dall’art.5 del Decreto Mise n. 11179/2915”. In soldoni, bonifiche e archeologia preventiva bastano oppure no affinché il cantiere si consideri aperto entro il 16 maggio? E se non sono sufficienti, rischia di decadere l’Autorizzazione unica rilasciata? E dunque l’opera rischia di saltare? Gli interrogativi sono tutti a mezz’aria e appare certo che, dopo il via ufficiale, finiranno sul tavolo della Procura di Lecce, con tanto di esposto in fase di redazione da parte dell’amministrazione comunale. Questo è il paesaggio in cui si incuneerà il gasdotto. Muretti a secco, lecci tutelati e poi gli ulivi, quelli già etichettati per lo spostamento e quelli monumentali come questo, che verranno lambiti ma che in fase di cantiere non si sa che fine faranno.

Le questioni aperte sono anche altre: la Regione ha chiesto di rivedere l’applicazione della normativa antincendio sui terreni in passato percorsi dal fuoco, rimproverando al Ministero di aver “di fatto sposato la tesi di Tap”, cioè quella per cui la condotta passa nel sottosuolo, per cui il vincolo di inedificabilità non ricorrerebbe, ma delle opere fuori terra verranno comunque effettuate. Infine, ci sono le compensazioni ambientali mai concordate e per cui, ha scritto la Regione, “corre l’obbligo di chiedere se vi sia una quanto mai opportuna riconsiderazione in tal senso”. 

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