CronacaEconomia

Pagamenti ai fornitori, Lecce non pubblica i dati e rischia la multa

LECCE– E’ tra i dodici Comuni “opachi”, tra quelli che, a più di 40 giorni dal termine di scadenza, non hanno ancora reso nota la propria puntualità sui pagamenti ai fornitori. E così Lecce rischia di essere multata, con un’ammenda che può oscillare tra i 500 euro e i 10mila euro, come previsto da uno dei decreti attuativi della riforma Madia, quello sulla trasparenza.
A fare le pulci ai capoluoghi di provincia è stato il Sole 24 Ore, per il quale un Comune su due è in ritardo e non in regola con il saldo delle fatture entro i 30 giorni. Tra questi ultimi anche Brindisi e Taranto: stando ai dati del 2015, il primo paga in media 27 giorni dopo i termini, mentre il secondo 10,2 giorni dopo, cancellando così la buona pratica che nel 2014 lo aveva visto tra gli enti che sborsavano addirittura in anticipo,10,5 giorni prima della scadenza. Lecce, si diceva, è non pervenuto e rientra “nello zoccolo duro dei 12 enti locali” che “addirittura resiste a qualsiasi operazione-verità e non comunica nulla sui tempi di attesa per i pagamenti”, al pari di Catania, Caserta, Agrigento, Matera, Rieti, Latina, Aosta, Cosenza, Lecco, Gorizia e Tortolì.

La pubblicazione del cosiddetto “indicatore annuale di tempestività” è un obbligo vero e proprio: ogni amministrazione è tenuta a calcolare in modo uniforme e pubblicare sul proprio sito i dati entro il 31 gennaio di ogni anno. Palazzo Carafa non lo ha fatto. “Con questo trucchetto – scrive il Sole 24 Ore – si ottiene il paradossale beneficio di immagine di non figurare nell’elenco dei cattivi pagatori”, in quella black list, insomma, che vede in testa Benevento, con 244 giorni di ritardo, insieme a Potenza (224,9), Pescara (122), Terni (107), ma anche Roma (57,5).  A tre anni dall’operazione sblocca-debiti, dunque, gli arretrati continuano ad accumularsi. Come anche la mancanza di trasparenza, per la quale, ora, sarà prevista la tiratina d’orecchie, sotto forma di multa.

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