Cronaca

Il Piano di riordino in Commissione: chiudono nove ospedali ma non a Lecce

BARI- “Avremmo potuto scegliere un’altra strada – come pure qualcuno più esperto mi aveva consigliato – meno inclusiva, ma abbiamo preferito garantire il massimo livello di condivisione su criteri e regole. Il 27 febbraio procederemo con la presentazione dettagliata del piano”. Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano intervenendo questa mattina in terza commissione Sanità del Consiglio regionale per l’audizione sul Piano di riordino ospedaliero, illustrato attraverso 56 slide, insieme con il direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Giovanni Gorgoni.

“Ci sono delle nuove norme imposte dal governo: gli ospedali che non riescono ad avere un’entrata superiore al costo di gestione della struttura e che hanno determinati parametri, rischiano di andare in piano di rientro. È evidente che noi dobbiamo – sulla base di queste nuove disposizioni – riorganizzare il lavoro e rendere gli ospedali più efficienti. Ci sono altre norme – sempre imposte dal governo – che dicono che noi non possiamo spendere per il personale più di quanto abbiamo fatto nel 2004. Significa che non possiamo assumere persone se non con una deroga, e comunque con il contagocce, e anche per questo dobbiamo accorpare il personale nei luoghi strategici per non tenerlo disperso in strutture improduttive o meno produttive”.

Il piano di riordino ospedaliero obbedisce a regole che il Governo impartisce con grande severità. E sebbene queste regole portino a determinate conclusioni, non ci sarà nessun impatto sul servizio ai cittadini. Questo deve essere chiaro. La razionalizzazione mira a migliorare il servizio, non a peggiorarlo”.

Di seguito una parte della relazione integrale del  direttore del dipartimento Salute della Regione Puglia Giovanni Gorgoni:

In base alle prime simulazioni fatte sulla scorta di anticipazioni ministeriali sui criteri di calcolo di sforamento economico, da quest’anno con buona probabilità le due aziende ospedaliere e i due istituti di ricovero e cura della regione Puglia andranno in piano di rientro. I presidi di Asl hanno una situazione talmente critica che, nonostante la legge di Stabilità rimandi al 2017 l’eventuale piano di rientro, si rende necessario avviare già nel 2016 il percorso di risanamento per avere almeno un quadriennio di lavoro.

Per la definizione della rete ospedaliera, questa Regione ha avviato una interlocuzione attiva con le Direzioni Generali alle quali sono stati forniti criteri omogenei di valutazione. Il lavoro di definizione della rete parte dalle indicazioni normative già analizzate e da alcuni punti fermi: i centri nascita devono avere 1000 parti annui e la rianimazione, deve essere rispettata la classificazione ministeriale degli ospedali, tutti i reparti e i servizi devono avere un numero di operatori adeguato a rispondere agli standard assistenziali di legge, tenendo conto anche delle novità in termini di turnistica dei lavoratori e mantenendo invariato il costo del personale allo storico 2014.

L’esito dell’applicazione dei criteri descritti e dell’interlocuzione con le Direzioni Generali ha determinato un risultato di massima che prevede la sostenibilità per 31 ospedali – rispetto agli attuali 40 – tra ospedali di base (17), ospedali di primo livello (9), ospedali di secondo livello (5).  In particolare per la provincia di Taranto si passa da 6 a 5 ospedali di cui 3 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Brindisi si passa da 6 a 3 ospedali di cui 1 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Lecce restano invariati 6 ospedali di cui 3 di base, 2 di primo livello e 1 di secondo livello.

 

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