Cronaca

“Perdonaci, Alessandro”: le scuse della magistratura all’operaio morto all’Ilva

LECCE- “Scusa, Alessandro, a nome delle istituzioni e della stessa comunità del lavoro, se non siamo riusciti a imporre prima del tuo sacrificio l’osservanza delle norme sulla sicurezza che avrebbero potuto salvarti la vita”. E’ per lui il passaggio più forte e intenso della cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario, per Alessandro Morricella, il 35enne operaio dell’Ilva di Taranto, morto dopo quattro giorni di agonia, per essere stato investito da una violenta fiammata mista a ghisa liquida mentre controllava l’altoforno.
Del siderurgico tarantino ha parlato a lungo Antonio Maruccia, neo procuratore generale della Corte d’Appello: ha sottolineato la “colpevole assenza degli altri pubblici poteri”, ciò che ha portato a una “supplenza non cercata e men che meno voluta” da parte della magistratura, senza il cui intervento “i conti in Svizzera dei signori Riva sarebbero cresciuti e il cielo di Taranto sarebbe diventato più scuro”.

Parte dalla città jonica la sua analisi, avviata dopo aver ricordato l’avvocato Angelo Pallara e gli altri nomi che hanno portato avanti la tradizione giuridica salentina. Delle inchieste tarantine ha ricordato anche quella sulle tangenti nella Marina militare e quella per i lavoratori esposti all’amianto.

Procura “moderna e coesa” quella di Brindisi, molto attiva in materia di tutela ambientale: ha portato a galla – ha riferito Maruccia – “l’aggressione a fini di speculazione anche da parte di poteri economici esteri” e, al contempo, “ la fragilità delle amministrazioni locali nel salvaguardare il rispetto delle regole”. “Indagine modello” quella sulle infiltrazioni mafiose a Cellino San Marco, lì dove l’attività illecita è continuata nonostante lo scioglimento del Consiglio comunale.

L’inquinamento criminale nelle istituzioni si ritrova anche a Lecce. Maruccia cita cinque Comuni su cui c’è la lente della magistratura antimafia: Lecce, Squinzano, Gallipoli, Acquarica del Capo e Parabita.

Nel Leccese, “i clan continuano a mantenere segnali di interesse verso il territorio e ambiscono alla ricerca del controllo tramite il consenso”, operando soprattutto nel traffico di droga e nell’estorsione. Citando la scrittrice salentina Rina Durante, “occorre che il cielo di Lecce sia sempre meno indifferente tra i cieli d’Italia”, ha detto Maruccia.

Una Procura che collabora con le istituzioni, a suo avviso, è carta vincente: esemplare quanto avvenuto nel settore dell’edilizia e urbanistica, con procedimenti (433 nell’anno appena chiuso) dimezzati rispetto a cinque anni fa e autodemolizioni fatte dagli stessi proprietari sui fabbricati abusivi, perché, con il progetto pilota elaborato dall’ex aggiunto Ennio Cillo, si è dimostrato che “la legalità conviene”.

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