
LECCE- Nonostante la richiesta di assoluzione formulata dal pm Antonio Paladini, è arrivata la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione per il consigliere regionale Ernesto Abaterusso ed il figlio Gabriele, vicesindaco di Patù. Per entrambi, l’accusa è di truffa all’Inps. La sentenza è stata emessa nel pomeriggio dal giudice della seconda sezione penale, Pia Verderosa. “Ho l’impressione che fosse già predisposta a prescindere dallo svolgimento del processo”, ha commentato Ernesto Abaterusso, che ha annunciato, in ogni caso, che si andrà avanti anche in secondo grado.
Un provvedimento probabilmente inatteso quello del giudice, proprio a fronte della richiesta di assoluzione poi respinta. Lo stesso pm, nel novembre scorso, aveva chiesto la condanna a due anni e due mesi, per poi rivedere le proprie posizioni.
Il processo riguarda fatti risalenti a quasi un decennio fa: a padre e figlio si è contestato il reato di truffa poiché avrebbero incassato 516mila euro dall’Inps, impiegando nei propri calzaturifici del Capo di Leuca 31 operai che invece risultavano in mobilità. In sostanza, stando all’impianto accusatorio, dall’11 novembre del 2005 le attività d’impresa della “Vereto” risultavano sospese, mentre tre giorni dopo avrebbero avuto inizio quelle della “Gea”, che avrebbe impiegato gli stessi macchinari e lo stesso personale, fatto lavorare in nero mentre percepiva ammortizzatori sociali.
Il giudice Verderosa, il 16 novembre, ha deciso di richiedere una ulteriore integrazione istruttoria, ascoltando per due volte un ispettore dell’Inps e poi, nelle scorse ore, anche il comandante dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro, colui che effettuò i sopralluoghi in azienda. Entro un mese e mezzo si conosceranno le motivazioni alla base della sentenza.
Durissimo il consigliere regionale Ernesto Abaterusso: “In otto anni di processo, di indagini (sic!!), di ascolti, neanche la benché minima prova – una sola almeno – è venuta fuori a carico mio e di Gabriele. Un rimpallo di responsabilità tra Ispettorato del lavoro e Inps degna di una autentica farsa. Persino il responsabile dell’accusa se n’è accorto. Le accuse che ci riguardavano erano già cadute davanti ai giudici civili che, in ben otto cause, hanno annullato tutti i verbali di Inps e Inail, condannando gli stessi al pagamento delle spese processuali. Mi consola la solidarietà espressa a me e a Gabriele dagli oltre cento dipendenti i quali sanno bene come sono andati i fatti”.
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