Cronaca

Non solo Tremiti: in arrivo l’ok alla ricerca di petrolio nello Ionio

LECCE-  Non solo Tremiti, non solo assalto dei petrolieri nel nord della Puglia. L’incubo trivelle si fa via via più concreto anche nel Salento, ad iniziare soprattutto dal mar Ionio. È in arrivo, infatti, l’ok alla ricerca di idrocarburi nell’intero Golfo di Taranto, fino a Leuca, Gallipoli e a poche miglia dalla riserva marina di Porto Cesareo.
L’11 dicembre scorso, infatti, il Comitato tecnico di Valutazione di impatto ambientale, l’organo del Ministero dell’Ambiente a cui spetta la valutazione delle ripercussioni dell’attività, ha dato il suo “parere positivo con prescrizioni” alla ricerca di oro nero da parte dell’americana Schlumberger Italiana spa, che fa capo all’omonimo gruppo texano, che si autodefinisce “la più grande compagnia al mondo di servizi per le società petrolifere”.  La richiesta era stata avanzata nel novembre 2014, arrivata a due settimane dalla doppia istanza depositata da un’altra società a stelle e strisce, la Global Med, con interessi al largo di Leuca.

A ferragosto sono scaduti i termini per presentare le nuove osservazioni da parte degli enti locali, dopo che il progetto è stato ripubblicato dalla società a giugno, sulla base della richiesta di integrazioni con nuovi studi fatta dal comitato tecnico Via. Ora cosa significa il suo sì condizionato?  È il primo concreto passo verso l’ok definitivo all’esplorazione dei fondali.

Cosa c’è scritto nel documento del Comitato Via, però, non è dato sapere: come spiegatoci dagli uffici ministeriali, è un parere reso solo al ministro dell’Ambiente, che, sulla base di quello, formulerà il suo, che ora risulta effettivamente “in predisposizione”. Nel frattempo, dovrà anche essere pubblicato il parere del Ministero dei Beni Culturali. Alla fine, su entrambi si fonderà il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico di rilascio dell’autorizzazione, come accaduto alle Tremiti.

Quello della Schlumberger, formalmente, non è un “permesso di ricerca”, ma un “permesso di prospezione”. Ciò che cambia è che gli studi vanno effettuati in massimo un anno dal rilascio dell’ok alla Valutazione di impatto ambientale. L’area interessata è vastissima (“d 3 F.P-.SC”): 4.030 km2, l’intero Golfo di Taranto, appunto, fino a Leuca, a poco più di 12 miglia (25 km circa) dai siti di importanza comunitaria di Gallipoli e Ugento.  Secondo la società, lì sottofondo marino è “caratterizzato da un’interessante potenzialità mineraria”. A confermarlo dovranno essere le ricerche geofisiche, con l’acquisizione di 4.285 km di linee sismiche 3D utilizzando la discussa tecnologia air-gun, gli spari di aria compressa sul fondale. La presenza fissa di colonie di delfini nella zona sembra essere un dettaglio superato.

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