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Ulivi, Paolo Mieli contro i pm leccesi: “Dietrologi”. Pino Aprile: “Non è attacco alla scienza”

LECCE- “Un Paese che odia la scienza” è il titolo dell’editoriale pubblicato oggi sul Corriere della Sera dall’ex direttore Paolo Mieli. La vicenda Xylella e il sequestro degli ulivi diventano, nelle sue parole, il caso che rappresenta “l’Italia dei dietrologi”, “ostile al metodo scientifico e amante delle teorie del complotto”. Come già fatto da Nature e altre testate nazionali all’indomani dei sigilli sulle piante, Mieli ribadisce il concetto che l’azione della magistratura è un attacco alla scienza.
“Non è così”, ribatte, in una lettere aperta, lo scrittore Pino Aprile, che aggiunge: “Se i magistrati fossero “contro la scienza”, non vi farebbero ricorso, per sollecitarne pareri. A meno di non pensare che si sia contro la scienza se non si accolgono acriticamente certe indicazioni della scienza, trascurandone quelle, sempre di fonte scientifica, ma diverse”.

Un botta e risposta a distanza, in grado di portare ancora una volta la questione del disseccamento degli ulivi salentini al centro del dibattito nazionale.

Nella ricostruzione di Mieli, ciò che emerge dalle indagini è il fatto che “i ricercatori (del Cnr di Bari, ndr) avrebbero deliberatamente cospirato per abbattere i vecchi ulivi e soppiantarli con piante nuove”. “Accuse che hanno dell’incredibile”, aggiunge. “Qualcuno – continua – ha messo in evidenza come l’inchiesta della procura di Lecce si basi su una grande contraddizione logica: da un lato i magistrati sostengono che non esiste ‘un reale nesso di causaità tra il batterio e il disseccamento degli ulivi’, dall’altro accusano i ricercatori di aver diffuso il batterio”. Ancora, “l’inchiesta cita poi un’affermazione dell’esperto mondiale di Xylella Alexader Purcell di Berkley – ‘Contro la Xylella gli abbattimenti non servono a nulla’ – che lo stesso Purcell nega di aver mai pronunciato ed è stata riferita da un’europarlamentare grillina”. Alla fine, la sentenza di Mieli: “A questo punto non è lecito nutrire dubbi: vincerà la Xylella e gli italiani si troveranno a dover pagare una multa all’Europa. Poi, come sempre accade, tra un decennio verrà il tempo delle pubbliche scuse ai ricercatori che hanno fatto il loro dovere e per questo hanno avuto dei guai. Così vanno le cose nel nostro Paese”.

“Non so come andrà a finire, ma adesso sono più sereno – replica, invece, Pino Aprile – so che le obiezioni al modo in cui si è scatenata la campagna per l’abbattimento degli ulivi avranno una possibilità e un luogo per essere ascoltate e valutate, considerate o scartate, dipenderà dalla loro consistenza. Ma non più ignorate e dileggiate. Conta e non conta che la Xylella sia davvero dannosa per gli ulivi (lo vedremo); conta che in nome della Xylella si abbattano gli ulivi. Non c’è controsenso. E se si dimostrerà vero che il batterio non uccide i nostri alberi, perché estirparli, “intanto”? […] Magari, alla fine (non ci credo proprio, ma la possibilità va considerata), scopriremo che bisognerà davvero estirpare i 60 milioni di ulivi pugliesi. Ma non sarà certo nei modi e con le ragioni esposte dal ministro che in una ordinanza scrive di abbattere gli alberi che “a vista” paiono infetti. “A vista”? E’ questa la scienza? E chi le è contro, di fatto?

No, questo Paese non è contro la scienza, né contro l’industria. […] Questo Paese, al contrario, appare troppo spesso contro i magistrati. Non proprio il Paese, a voler essere corretti, ma certi poteri (dal politico al capo di governo, al grande imprenditore) che, appena vedono intralciati i loro progetti, strillano alla “magistratura politicizzata”. E, comunque, l’inchiesta è appena cominciata. Se i magistrati di Lecce stanno facendo cappellate, verranno alla luce. Evidenze scientifiche opposte saranno confrontate e si vedrà quali sono meno fondate”.

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