Cronaca

Xylella, convalidato il sequestro degli ulivi

LECCE- I piani Silletti sono stati fatti omettendo la Valutazione ambientale strategica e, inoltre, andavano valutati criteri di proporzionalità delle misure adottate rispetto a un fenomeno che non ha ancora certezze: sono queste le motivazioni principali alla base del provvedimento di convalida del sequestro degli ulivi adottato in mattinata dal gip Alcide Maritati.
Dunque, sotto chiave restano tutte le piante interessate dalla richiesta di rimozione volontaria “sulla base del verbale dell’Ispettore fitosanitario, in cui si rileva la presenza di sintomi ascrivibili a Xylella fastidiosa”, e quelle già destinatarie dei provvedimenti di ingiunzione e prescrizione di estirpazione di piante infette emessi dall’Osservatorio fitosanitario regionale.

La convalida, infatti, ha riguardato i punti 2 e 3 del decreto di sequestro d’urgenza emesso il 19 dicembre, non anche gli ulivi che avrebbero dovuto essere rimossi dall’Arif, poiché il commissario straordinario Giuseppe Silletti, prima delle dimissioni, ha revocato la relativa delibera, rendendo necessaria a quel punto una richiesta di modifica inoltrata al gip dalle pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci il giorno della vigilia di Natale.

Le motivazioni alla base del provvedimento del giudice Maritati si differenziano in parte da quelle dei pubblici ministeri. Il gip si è occupato principalmente degli aspetti relativi al disastro ambientale e connessi alle ragioni del sequestro, confermato proprio per evitare il procrastinarsi o l’aggravarsi dei reati, contestati a vario titolo ai dieci indagati, riportati negli articoli 452 bis e quinquies, oltre che quello di deturpamento di bellezze naturali.

La mancata attuazione della procedura di Vas è, si diceva, il fulcro fondamentale dell’atto di convalida dei sigilli e si sottolinea anche il fatto che è stato preso in considerazione un solo fattore, Xylella, per spiegare il disseccamento degli ulivi, mentre ce ne sono almeno tre naturali (batterio, funghi e rodilegno) oltre a quelli ambientali, legati a pratiche colturali sbagliate e non idonee, come l’uso di fitofarmaci, che potrebbero aver aggravato il problema. A conferma di ciò ci sono immagini che il gip ha ritenuto di valorizzare: sono le mappe del Cnr, quelle in cui, tra Trepuzzi e Squinzano, si rileva che il fenomeno non è diffuso a macchia d’olio, ma riguarda appezzamenti di terreni ben precisi, che a volte corrispondono a singole particelle catastali, separate da semplici muretti a secco. In sintesi, è come se le tecniche colturali diverse attuate abbiano inciso sull’estensione del fenomeno e lo abbiano influenzato.

Ecco perché il gip Maritati ritiene che, prima di arrivare al taglio delle piante infette, sarebbe stato necessario adottare soluzioni graduali più consone anche al rispetto del paesaggio. Indica, inoltre, di fare riferimento agli esperti che hanno studiato il batterio in altre parti del mondo e che hanno ribadito che gli abbattimenti delle piante non sono serviti.

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