LECCE- Vico dei Matthei è a due passi da Piazza Sant’Oronzo. Ma è un altro mondo. Una bottiglia di birra conficcata nel muro, scritte ovunque e una puzza di urina insopportabile.
Bisogna uscire in fretta da qui, perché viene, nel senso vero e non figurato del termine, il voltastomaco: buio di notte, è il gabinetto pubblico degli avventori di sera e mattina, sfugge alle telecamere e ai controlli e di pulizia neanche a parlarne. In una grata, la raccolta “differenziata” di lattine e vetro. Poco più avanti, su via Abramo Balmes, quella vera dei locali, con la spazzatura, però, che a mezzogiorno non è ancora ritirata.
E’ il vecchio quartiere ebraico della città, indicato sugli itinerari per turisti e sede di strutture ricettive anche di livello. Eppure, sembra un’altra Lecce, putrida, oltre che sconnessa: l’asfalto copre a macchia di leopardo i vecchi basoli, le auto inondano le strade e le piazzette e chi qui ci abitava una volta scuote la testa, come il signor Giovanni Schipa, che è venuto a trovare i suoi vecchi vicini.
Dietro il Barocco, c’è un’altra Lecce. Convive con la prima, ci capiti per caso, bella perché popolana, ma lasciata a sé, come la polvere sotto il tappeto. Sì, accade anche qui, in via degli Antoglietta, alle spalle della Chiesa del Gesù e del circolo cittadino, vicinissima a Sant’Irene e al corso principale. Idem nei pressi di via conservatorio, con l’edificio che cade a pezzi e la discarica con carcasse d’animale dietro il portone.
I controlli dovrebbero arrivare anche qui. Come nel quartiere delle Giravolte, alle spalle dell’ex caserma Cimarrusti, un fetore incredibile anche da queste parti. Nonostante i turisti, nonostante la riqualificazione urbana. La bellezza, a volte, non basta a fare il decoro.