Cronaca

Il Piano Silletti sotto la lente degli ispettori europei: i tre nodi della trattiva con Bruxelles

BARI (di Tiziana Colluto)- Per tre giorni verificheranno punto per punto l’applicazione del Piano Silletti bis sul territorio. Gli ispettori europei arrivati nelle scorse ore a Bari hanno in mano la lente d’ingrandimento e da quanto vedranno dipenderanno le decisioni che verranno prese a Bruxelles il prossimo 23 novembre, giorno in cui si riunirà nuovamente il Comitato fitosanitario permanente.
Tre giorni di riscontri, dunque. Sia documentali, come quelli avviati in mattinata a Bari, sia in laboratorio che sui campi. Per quanto siano riservate le notizie del tragitto che seguiranno, per evitare di incrociare contestazioni, è nelle cose che visiteranno i luoghi in cui nell’ultimo mese gli abbattimenti sono stati massicci, nel sud del Brindisino e nord Leccese.

È una settimana cruciale quella che si è appena aperta. E non solo per la presenza in Puglia degli ispettori comunitari, ma anche perché il 18 novembre il Tar Lazio deciderà il destino di migliaia di alberi, discutendo la richiesta di sospensiva avanzata, e temporaneamente accolta, da una quarantina di proprietari di oliveti del Brindisino.  È questo uno dei tre nodi principali da affrontare a Bruxelles. Anche se, proprio in tema di eradicazioni, il ministro Maurizio Martina, tre giorni fa, è stato chiaro: “non c’è nessuna intenzione, da parte dell’esecutivo, di chiedere all’Ue il permesso di rallentare sulla tabella di marcia stabilita per gli abbattimenti”, perché “il piano per l’emergenza e la ricerca di una cura devono procedere di pari passo”.

Ecco perché molto, se non tutto, dipenderà da quanto stabiliranno i giudici amministrativi. L’altro punto della trattativa è il divieto di reimpianto. Martina ha annunciato che cadrà ma solo per chi vorrà piantare ulivi a fini sperimentali. Cosa significa? Che quel divieto resta in piedi per chi intende piantumare gli alberi a fini produttivi, come chiesto dalla gran parte degli imprenditori.

Il terzo punto è l’embargo imposto sulla vite, ciò che sta bloccando per intero, da maggio scorso, il settore delle barbatelle nell’Otrantino. Una liberatoria immediata sulla commercializzazione l’ha chiesta l’Ordine degli agronomi leccese, in una lettera indirizzata al ministro delle Politiche agricole. “La prossima settimana – scrive – l’Efsa, autorità europea sulla sicurezza alimentare, deciderà sul futuro del vivaismo viticolo salentino e sulla sopravvivenza di una classe imprenditoriale che conta oltre 40 imprese, che assorbono 700 operai e nel complesso sviluppano 70.000 giornate lavorative all’anno. Sono ferme oltre 11,5 milioni di barbatelle: non si tratta di stime, perché, essendo questa una produzione certificata, è tutta effettivamente dichiarata”.

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