PORTO CESAREO- Ergastolo, perché al momento della strage Vincenzo Tarantino, 51 anni di Manduria, era capace di intendere e di volere, così come stabilito dalla perizia psichiatrica. Per l’efferatezza di quel duplice omicidio, perché ha continuato a dichiararsi innocente, senza mai ammettere le sue presunte responsabilità .
Al termine di una lunga requisitoria il pubblico ministero Giuseppe Capoccia, titolare dell’indagine sul duplice omicidio di Porto Cesareo, quando vennero assassinati in casa i coniugi Luigi Ferrari e Antonella Parente, di 54 e 55 anni, ha chiesto il carcere a vita.
Il processo si aggiornerà il 22 dicembre con le arringhe dei difensori, poi la sentenza. Tarantino, in carcere dal 25 giugno 2014, era stato arrestato a 24 ore dal massacro. Secondo l’accusa era entrato all’alba nella casa di via vespucci con l’intenzione di rubare. Marito e moglie lo avevano colto sul fatto, si erano svegliati, e sono stati uccisi con uno scalpello. Li aveva lasciati in una pozza di sangue, aveva sradicato la cassaforte dal muro e l’aveva portata via, nascondendola in una campagna dove i carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce, che hanno seguito le indagini da subito e che lo hanno arrestato, l’hanno trovata a distanza di tempo.
Tarantino è l’unico imputato nel processo per omicidio. Nell’indagine finì anche un marocchino, suo amico, che potrebbe avergli dato un passaggio, con un ruolo però marginale.
A trovare i corpi quella mattina di inizio estate fu la figlia. Alle 7,30 si trovò davanti una scena degna del più orribile dei film horror. Gli investigatori seguirono le tracce di tarantino trovandolo in un B&b nei pressi di porto cesareo. Nella stanza c’erano i vestiti ancora sporchi di sangue.