LECCE -Dalla statale al cuore della città: è protesta anche a Lecce. Stesso file rouge, le misure imposte dal Piano Silletti, diverso il fronte, stavolta quello dei produttori viticoli del distretto otrantino delle barbatelle. Armate di fischietti, bandiere e striscioni, sono soprattutto le lavoratrici donne ad esprimere la loro rabbia, perché sono loro l’ossatura di quel sistema produttivo che conta un’ottantina di aziende e circa 800 addetti.
Le decisioni dell’Ue, di cui ci si aspettava una revisione a luglio, sono inclementi: blocco totale delle esportazioni. E questo nonostante i test di laboratorio eseguiti dai ricercatori di Bari abbiano dimostrato che il ceppo di Xylella fastidiosa rilevato nel Salento sia innocuo per la vite, non la attacca. Eppure, il divieto resta. Ed è contro questo che si protesta: la Uila ha portato le istanze del settore sul tavolo del prefetto Claudio Palomba.
Il 22 e 23 ottobre tornerà a discuterne il Comitato fitosanitario permanente, a Bruxelles, ma è certo che fino a fine novembre difficilmente sarà assunta una nuova decisione, poiché si attende il parere richiesto all’Efsa, che si pronuncerà – lo ha già fatto sapere – non prima della fine del mese prossimo. Fra due settimane è attesa anche la visita della delegazione europea per controllare quanto il Piano Silletti bis sia stato applicato sul territorio.
Il problema sono anche e soprattutto i tempi, nella prospettiva e nella contingenza: il 31 marzo, scadrà il termine per la presentazione delle domande per la disoccupazione agricola, che tiene conto delle giornate lavorate nel 2015. Senza quelle di novembre e dicembre, i dipendenti dei vivai rischiano di rimanere, oltre che senza lavoro, anche senza ammortizzatori sociali.
