NOVOLI/LECCE- In mattinata la Procura ha acquisito cartelle cliniche e tutto il materiale utile per ricostruire esattamente quanto accaduto tra venerdì e sabato mattina, le ore in cui Emanuele Levante, 25 anni di Novoli, si è fatto visitare in pronto soccorso e poi è morto il mattino successivo, dopo essere stato rimandato a casa.
Sul registro degli indagati, atto dovuto per poter eseguire l’autopsia, figurano i 5 medici che hanno avuto a che fare con il ragazzo: il dottore che lo ha visitato in pronto soccorso venerdì, il medico di turno della mattina successiva, quando Emanuele è arrivato già privo di vita, i due consulenti chiamati in quei minuti, un cardiologo e un rianimatore, e infine il medico del 118 che lo ha raggiunto in casa e che ha tentato di strapparlo alla morte.
Doloroso il racconto di Maurizio, il padre del ragazzo, arrabbiato perché secondo lui i medici avrebbero dovuto capire che le condizioni del figlio erano gravi e non avrebbero dovuto rimandarlo a casa.
“Escludo un nesso di causa ed effetto tra il dolore alla gamba, la visita in pronto soccorso e la morte, la mattina successiva, del ragazzo di Novoli“, dice invece Silvano Fracella, primario del Pronto soccorso del Vito Fazzi, che difende a spada tratta l’operato del medico che venerdì sera ha visitato Emanuele. L’autopsia scioglierà i dubbi dice, ma nel frattempo bisognerebbe evitare di dare sentenze.
“Io mi sarei comportato allo stesso modo”, dice Fracella, che per tutta la mattina ha avuto a che fare con la Procura. E sulle ipotesi? Non si sbilancia, certo esclude a priori uno choc anafilattico dopo l’iniezione del voltaren