Cronaca

Capriole e tuffi in acqua, Attenti! Si rischia la paralisi

LECCE- “La moda del tuffo proibito imperversa questa estate. Si sale su un cavalcavia, su uno scoglio e ci si butta di sotto, oppure dalla riva qualcuno si tuffa in acqua con una capriola magari facendosi immortalare dal cellulare degli amici che lo assistono…”. Tanti piccoli divertimenti sì ma che purtroppo a volte portano delle gravi conseguenze. A porre la questione sul “rischio tuffi” è Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” 

In Italia ogni anno circa 1.500 persone si fratturano la colonna vertebrale con conseguenza la paralisi, di cui sono 60 quelle che ogni estate rischiano di rimanere a vita su una sedia a rotelle per un tuffo. L’età media di chi subisce un grave trauma è tra i 10 e i 40 anni. Il danno al midollo spinale può essere improvviso, causato da incidenti che comprimono la spina dorsale e il midollo. Le cause più comuni sono incidenti stradali, sul lavoro, sportivi, ma soprattutto tuffi in fondali poco profondi. Gli incidenti da tuffo sono un fenomeno sconosciuto, eppure risultano essere la seconda causa di tetraplegia in Italia, dopo gli incidenti stradali. Spesso il trauma è grave, e il 69% dei ricoverati risulta in seguito essere tetraplegico. 

Il presidente dello “Sportello dei Diritti”  consiglia di “non sottovalutare i rischi connessi, troppo spesso determinati da negligenze, imperizie, distrazioni, ma anche da un certo esibizionismo che ci fa trascurare le più elementari regole dell’approcciarsi ai liquidi. Il problema essenziale é quindi anche di natura culturale ed educativo, perché sono soprattutto i giovani ad essere predisposti e a gareggiare in abilità quasi sfidandosi a chi salta dal punto più in alto o a chi riesce a fare le acrobazie più ardite senza alcuna preparazione tecnica se non quella accumulata con tentativi precedenti andati fortunatamente bene… In ultimo, facciamo presente che i proprietari e i gestori delle piscine possono essere responsabili dei danni subiti dai bagnanti quando non gli informano correttamente e adeguatamente circa i pericoli conseguenti alla balneazione e quindi ai tuffi. Ad ogni modo ricordiamo che le misure di prevenzione più efficaci le portiamo dentro di noi: sono il buon senso e la conoscenza dei propri limiti”.

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