CronacaEconomia

Tasi prima casa, a Lecce costo medio tra i più alti in Puglia

LECCE- Spesa media e acconto Tasi a Lecce, la tassa che sostituisce l’Imu, è tra le più alte di Puglia: è un dato che emerge dal rapporto Uil. L’opposizione con Rotundo chiede di abbassare le aliquote, ma Monosi replica che “non si può fare, perché lo Stato ha lasciato soli i Comuni”.

C’era una volta l’Imu, poi, dopo una breve illusione ottica in cui era stata eliminata sulla prima casa, è stata sostituita dalla Tasi, una tassa in alcuni casi ancora più cara: a Lecce, secondo i dati del II Rapporto Uil – Servizio politiche territoriali, il costo medio dell’acconto Tasi è tra i più alti fra i capoluoghi di provincia pugliesi.

Nel capoluogo barocco la spesa media annua per la Tasi sulla prima casa è di 203 euro (102 euro acconto) per effetto dell’aliquota 2,5 per mille e delle detrazioni di 50 euro (per abitazioni accatastate in A/3) e di 100 euro (per abitazioni accatastate in A/4 e A/5). Questa detrazioni sono raddoppiate in caso di nuclei familiari in cui è presente un portatore di handicap in situazione di gravità, titolare di indennità di accompagnamento.

A Bari, il costo annuo medio per la Tasi sulla prima casa è di 338 euro (169 euro di acconto) per effetto dell’aliquota 3,3 per mille (con varie esenzioni in relazione al reddito); a Brindisi di 134 euro (67 euro acconto) con aliquota 1,5 per mille, ma nessuna detrazione; a Taranto è di 188 euro (94 euro acconto) con aliquota 2 per mille (anche qui nessuna detrazione); a Foggia di 326 euro (163 euro acconto) con aliquota 3,3 per mille, ma sono previste detrazioni ed esenzioni. “È vero che nella spesa pubblica degli enti territoriali ci sono margini di razionalizzazione, ma – afferma il segretario generale della Uil di Lecce Salvatore Giannetto – il Governo centrale non può continuare nei tagli lineari ai Comuni, le cui conseguenze negative si ripercuotono inevitabilmente sui cittadini. E lo stesso Governo non può certo girare la testa dall’altra parte quando la pressione fiscale a livello locale aumenta per effetto di minori trasferimenti. Sul fisco locale, continua il segretario Uil, servono certezze”. Secondo Antonio Rotundo, consigliere di opposizione, invece, le colpe sono anche dell’amministrazione locale, che non abbassa le aliquote, perché fa pagare ai cittadini gli sprechi passati, come Filobus, Boc e Via Brenta. I democratici chiedono l’abbassamento delle aliquote.

Intanto, entro il 16 giugno, dovranno essere pagate Tasi e Imu, ma entro il 16 dicembre, data fissata per il saldo, la giunta può sempre deliberare un abbassamento delle aliquote. Attilio Monosi, assessore al Bilancio, però, invita tutti a non farsi illusioni: “Lo Stato ha introdotto la Tasi, perché non voleva più pagare di tasca sua il rimborso per l’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Per poter avere un gettito equivalente a quello che prendevamo prima dell’abolizione dell’imu- spiega – abbiamo bisogno di applicare il 2,5 per cento, come hanno fatto la maggior parte dei comuni. Non c’è possibilità di intervenire sulla leva fiscale: è inutile essere ipocriti e demagogici. Potremo abbassare le aliquote solo quando lo Stato, che ha chiuso tutti i rubinetti, allenterà la morsa sui Comuni”.

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