Cronaca

Si ammala al ritorno dall’Iraq: sarà risarcito militare salentino

LECCE- “Alto grado di probabilità” di essere stato esposto all’uranio impoverito e nessun dubbio sul fatto che non gli fossero state fornite le “necessarie protezioni” da parte dell’Esercito italiano: il Tar di Lecce dà ragione a un giovane militare salentino, difeso dall’avv. Floriana De Donno, che, dal ritorno da una missione in Iraq, ha iniziato ad accusare seri problemi di salute, al sistema endocrino, soprattutto, con disfunzione della tiroide. Nessun nesso, però, per lo Stato italiano, per il quale unico presupposto della malattia poteva essere la predisposizione genetica, che tra l’altro non c’era.
Per questo sono stati trascinati in giudizio il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, perché venisse riconosciuta la dipendenza da causa di servizio dell’infermità da “ipotiroidismo in trattamento e in fase di compenso clinico in paziente con precedente morbo di Basedow ed epatopatia steatosica in soggetto con pregressi segni analitici di sofferenza epatocellulare”.

I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso del sottoufficiale e nelle motivazioni della sentenza non lasciano spazio ad equivoci: “Nel caso in esame, è indubbio che il ricorrente abbia vissuto in ambiti contaminati e abbia svolto la missione senza le necessarie protezioni ed è fatto notorio che in quegli ambiti è presente l’uranio impoverito: vi è quindi un alto grado di probabilità che la patologia sia insorta a causa dell’esposizione alle polveri sottili e ultra sottili”.

Di più. Il Tar ha ritenuto “illogiche e arbitrarie” le conclusioni a cui è giunto il Comitato di verifica del Ministero e le ha bollate come “viziate da un falso apprezzamento o da un travisamento dei fatti”.

Il Comitato, infatti, aveva escluso la dipendenza da causa di servizio per la patologia “morbo di Basedow”, ritenendosi la predisposizione a questa “preponderante se non unica” e stabilendo che su questa non potevano aver esercitato “alcuna influenza nociva gli eventi del servizio prestato”. Ma questo, per il Tar, non basta visto che comunque la missione era ad alto rischio e l’esposizione a sostanze nocive prolungata. Non solo: il militare ha presentato i sintomi quando aveva appena 27 anni, piuttosto precocemente, e sarebbe “semplicistica ” l’esclusione almeno come concausa rispetto all’insorgenza precoce della malattia. Anche perché, il Tar di Torino, nel marzo scorso, ha fissato un principio di base: non serve dimostrare con certezza assoluta il nesso causa-effetto, ma per avere diritto agli indennizzi basta dimostrare la probabilità. Che c’è tutta in teatri operativi fortemente degradati e inquinati come i Balcani, l’Iraq, l’Afghanistan e il Libano.

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