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Le mani della ‘Ndrangheta sulle scommesse di calcio: terremoto ai vertici del Brindisi

BRINDISI – Gli appetiti della Ndrangheta sulle scommesse di calcio portano nel Salento il terremoto che ha condotto al fermo, all’alba, di 50 persone in tutta Italia. Nella bufera finisce il Brindisi: ordinanza di custodia cautelare per il presidente e vicepresidente della squadra, Antonio e Giorgio Flora, il direttore generale Vito Morisco e il consulente di mercato Savino Daleno. Non è tutto: tra i sottoposti a fermo ci sono anche Marcello Solazzo, intermediario di 32 anni di Campi Salentina, il collega Raffaele Pietanza, 34 anni, di San Pietro Vernotico, e Massimiliano Carluccio, anche lui 34enne di San Pietro Vernotico, “socio occulto della Pro Patria (LegaPro)”.

Inchiesta diversa ma con lo stesso massimo comun denominatore è quella che ha portato in queste ore anche a sei avvisi di conclusione indagini a sei tifosi del Brindisi per altri due presunti tentativi di combine e intimidazioni, tra il 2011 e il 2012. gli avvisi, a firma della pm Savina Toscani, sono stati notificati dalla Digos, tra gli altri, anche ad un ex presidente del Brindisi Calcio, Roberto Quarta. A finire nei guai anche Francesco Margherito, Alessio De Iudicibus, Savino Daleno, il calciatore Massimo Pollidori e Francesco Galluzzo.

Ma questa, si diceva, è un’altra storia rispetto all’inchiesta “Dirty soccer” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. In questo caso, per tutti l’accusa, a vario titolo, è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, con, per la prima volta, l’aggravante mafiosa: sono decine le partite di calcio che sarebbero state combinate nei campionati in corso di Lega Pro e Lega D. Due, in particolare, quelle sotto la lente degli investigatori e che riguardano il Brindisi: quella in casa con il San Severo, il 23 novembre scorso, e quella precedente in trasferta con il Pomigliano, il 14 novembre. I dirigenti, soprattutto, rischiano ora fino a nove anni di carcere.
L’indagine è partita da un’intercettazione di un soggetto legato alla cosca Iannazzo di Lamezia Terme. Due gruppi criminali organizzati, distinti, ma in contatto tra loro, avrebbero deciso a tavolino gli incontri del campionato dilettantistico e dei tornei professionistici. Per la Dda, è “un sottobosco criminale ben innestato nel mondo del calcio, le cui fila sono tenute da ‘professionisti’ dello sport che approfittano della propria funzione, in seno alle società calcistiche, per combinare partite dei campionati, al fine di alterare il risultato, per lucrare sulla combine, scommettendo essi stessi sull’evento sportivo”.
Ad alimentare il business anche soldi stranieri, quelli dei “‘signori’ delle scommesse”, personaggi che vivono in Asia (Kazakistan), nell’est d’Europa (Serbia e Slovenia) ed in Russia. È da questi finanziatori, attraverso la mediazione di dirigenti sportivi “disonesti e avventurieri”, che venivano corrotti i calciatori, con l’obiettivo di avere, appunto, risultati certi per riscuotere lauti guadagni attraverso le scommesse.
Tra le squadre coinvolte anche Pro Patria, Barletta, L’Aquila, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor Lametia, Sant’Arcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas, San Severo.

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