Cronaca

Ulivi, le decisioni Ue e l’asfissia dei vivaisti: a rischio la produzione di barbatelle

LECCE- Tremano i vivaisti del Salento, soprattutto gli addetti alla produzione di barbatelle, settore che impiega circa mille addetti nell’Otrantino. Equivale a una nuova scure, per loro, il parere che sarà tramutato in decisione entro un mese e adottato ieri dal comitato permanente per la salute delle piante riunitosi a Bruxelles. È imposto il blocco totale della movimentazione delle piante ospiti di Xylella e non è stata concessa al momento alcuna deroga alle viti, almeno fino a luglio, mese entro il quale dovrebbero essere completati i test di patogenicità su questa specie. Dunque, all’embargo di Francia, Algeria e Marocco si aggiunge il rinnovo allo stop alle vendite, uno dei motivi per cui l’Italia ha votato contro quella decisione, rimanendo, però, isolata.

A rischio, però, sono anche i vitigni di Oria, destinati ad essere estirpati assieme agli ulivi e a tutte le altre piante ospiti, anche sane, nel raggio di 100 metri da quelli già tagliati due settimane fa. Questo prevede, infatti, il parere comunitario per tutto il territorio che non corrisponde alla provincia di Lecce. Qui, invece, si differenzieranno due aree: a sud del confine amministrativo, resta la “fascia di eradicazione” di 20 chilometri, dove “viene mantenuto il requisito di rimuovere sistematicamente tutte le piante infette e di testare quelle circostanti nell’arco di 100 metri”.

Tutto il resto diventa fascia di “contenimento”, dove con la malattia si dovrà imparare a convivere, poiché l’eradicazione del batterio “non è più possibile”: in questo caso, gli abbattimenti saranno evitati e spetterà all’Italia indicare le misure più opportune. 

Il comitato “LA VOCE DELL’ULIVO”, per quanto riguarda il settore vivai e delle barbatelle chiede alla regione di rimodulare le risorse, pari a 33 milioni di euro, della misura 2 servizi di consulenza nel PSR 2014 – 2010 destinandole agli agricoltori ed in modo particolare ai vivaisti. E SULLA decisione di considerare “zona di insediamento” la provincia di Lecce aggiunge : “l’Unione Europea così coglie l’opportunità di abbandonare il salento”

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