
LECCE- E poi arrivò anche la mazzata sugli agriturismi salentini: la quasi totalità della provincia di Lecce dichiarata “zona infetta” da Xylella fastidiosa è un biglietto da visita che ai vacanzieri amanti della natura proprio non piace, soprattutto ora che è imposto l’obbligo di trattamenti insetticidi sugli alberi d’ulivo, da frutto e ornamentali.
Immediate le ripercussioni: in questo primo periodo di prenotazioni in vista dell’estate, iniziano già a fioccare le disdette. Turismo Verde, l’associazione che rappresenta 85 su 140 strutture agrituristiche leccesi, la più rappresentativa, tiene il conto di quello che rischia di diventare l’inizio di una disfatta: “Oscilla tra il 20 e il 30 per cento la quota delle disdette che, da febbraio, continuano a crescere”. A dirlo è Giulio Sparascio, che presiede l’associazione ed è tra l’altro anche a capo della Cia leccese. Le preoccupazioni sono emerse forti nel corso dell’incontro che gli imprenditori del settore hanno organizzato la scorsa settimana.
Ad essere additata è la previsione contenuta nella determina regionale del 6 febbraio scorso, quella contenente le misure anti-Xylella e in parte conservata nel piano del commissario straordinario Giuseppe Silletti: irrorazioni chimiche sugli alberi, per quanto scongiurate ora quelle sulla macchia mediterranea, a partire proprio da maggio e fino ad agosto, e poi l’eradicazione di piante. “Provvedimenti che – secondo i titolari delle strutture agrituristiche – proiettano l’immagine di un Salento ormai perduto, morto, infetto, non capendo che anche decisioni di questo tipo, in questo periodo soprattutto, vanno veicolate con la massima attenzione, perché non diventino un boomerang”.
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