
SOLETO- Un grande medico scambiato per uno stregone, uno scienziato e filosofo imbrigliato nelle corde della superstizione. Nel ‘500 Matteo Tafuri di Soleto è stato tutto questo. E allora sì, “Si fa presto a dire mago”. È questo il titolo dell’opera che porta in scena la sua vita, nel Salento al bivio tra rivoluzione scientifica e credenza popolare. Dopo 32 anni, la commedia in due atti, scritta dalla professoressa Anna Citielli, milanese d’origine e leccese d’adozione, torna sui palchi, a cominciare da quello del cine-teatro Antoniano di Lecce, venerdì 20 febbraio, alle ore 20.30.
A raccontare quella storia è di nuovo la compagnia del “Piccolo Teatro della Neve” di Strudà, diretta da Gaetano Mercadante: Matteo Tafuri, interpretato da Renato Antonucci, rientra a Soleto, dopo aver studiato nelle più prestigiose università dell’epoca, come Napoli, Salamanca e Parigi, e dopo aver collezionato riconoscimenti prestigiosi. Torna ma sono subito invidie, gelosie, sospetti: quelli del medico Perrone, dello speziale Pietro Paolo De Raho, del chirurgo-barbiere Fortunato Pepe, esponenti di una cultura al tramonto ma difficile da estirpare. Matteo Tafuri è accusato di eresia, di pratiche demoniache e stregoneria, tanto da essere giudicato dal temutissimo Tribunale dell’Inquisizione, che per altro lo assolve.
“C’era di che rinunciare a Soleto e tornare velocemente in un’Europa più evoluta – ha spiegato l’autrice dell’opera teatrale – ma, e in questo consiste la sua grandezza straordinaria, lui decide di rimanere ad aiutare il Salento, constatando che ‘già troppi uomini hanno lasciato questa terra e con le loro forze hanno trasformato e arricchito altre contrade’”. Una vita che vale una lezione, ora più che mai.
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