Cronaca

Invaso del Pertusillo. Acqua al petrolio? Il dibattito non si ferma

LECCE- Una capacità di 155 milioni di metri cubi d’acqua, una potenzialità produttiva di 4500 litri al secondo, un’altezza di 100 metri ed una produzione di acqua potabile di 113.934.791 metri cubi, la Diga del Pertusillo – ubicata in agro di Missanello, sul fiume Agri – è l’invaso lucano che destina il 65% delle sue acque alla Puglia, per usi irrigui e potabili. Quella dell’invaso della Basilicata non è una storia lontana. Anzi. Non è un mistero che l’acquedotto del Pertusillo, in corrispondenza del nodo idraulico di Parco del Marchese, dove si interconnette con quello idrico potabile del Sinni, si biforchi in due rami: quello meridionale alimenta il Salento, quello settentrionale corre verso il Barese.

L’allarme sull’inquinamento della zona non si è mai spento. Spunta uno studio scientifico condotto dal Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata e dalla California State University che certificherebbe l’inquinamento del serbatoio lucano. Al centro del rapporto, i campioni esaminati per rilevare i livelli di idrocarburi sopra la media nell’acqua potabile. “La nostra analisi – è scritto nello studio – suggerisce che è altamente probabile che la contaminazione sia originata da estrazione di petrolio e sue trasformazioni, stoccaggio e smaltimento. Diversi episodi di inquinamento supportano questa ipotesi: la presenza di alte concentrazioni di manganese, benzene, toluene e solfati, come misurato da ARPA Basilicata nel giugno 2011 in terra e acqua al Centro Olio VAL D’AGRI che scorrono verso il Pertusillo”.

Nei mesi scorsi la geologa Albina Colella, docente dell’Università della Basilicata, ha lanciato un allarme che riguarda i pozzi petroliferi sulla terraferma che starebbero avvelenando l’acqua che beviamo.

Nei pressi dell’invaso che si trova in piena Val d’Agri insiste l’area del più grande giacimento di idrocarburi finora sfruttato in terraferma dell’Europa Occidentale, con ben 26 piattaforme petrolifere (ognuna delle quali conta uno o più pozzi). E allora la professoressa ha eseguito delle analisi. La Val d’Agri è un’area ricca d’acqua, con più di 600 sorgenti. È emerso che le acque presentavano una concentrazione molto elevata di idrocarburi totali, superiori al limite dato dall’Istituto superiore di sanità che è di 10 microgrammi/litro. I microgrammi erano fino a 656 volte oltre il limite.

Ovviamente, trattandosi di un invaso -che si riempie e si svuota- la qualità dell’acqua non è sempre la stessa, ma varia. E allora sono stati presi in esame i sedimenti, che sono un vero e proprio registro chimico di quello che avviene nell’acqua. E le cattive notizie sono state confermate: anch’essi sono ricchi di idrocarburi totali ed il potabilizzatore Aqp di Missanello non toglie gli idrocarburi dall’acqua. Era stata l’arpa a gettare, è proprio il caso di dirlo, acqua sul fuoco, “dalle analisi effettuate da Aqp – aveva dichiarato il direttore Giorgio assennato – non emergono anomalie nelle acque salentine, dopo il passaggio dal potabilizzatore di Missanello”.

Eppure, il nodo è proprio qui, perchè l’impianto nel comune potentino è il collo d’imbuto attraverso il quale passa l’acqua dell’invaso del Pertusillo, per diventare potabile ed essere depurata da eventuali idrocarburi. Ma chi controlla Aqp? E tutto è liscio come dovrebbe? Il livello d’attenzione deve restare alto, e lunedì 26 gennaio, alle Officine Cantelmo a Lecce sarà presentato uno studio scientifico sul possibile inquinamento del bacino del Pertusillo, condotto e pubblicato dalla geologa Albina Colella. 

Isabel Tramacere

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