Cronaca

Picchi “anomali” di uranio nelle campagne di Andrano, la Procura avvia le indagini

ANDRANO- Quando gli elicotteri dei carabinieri del Noe di Lecce, nell’ambito del programma “Miapi”, hanno sorvolato quella zona, nelle vicinanze del cimitero di Andrano, niente lasciava immaginare che sarebbe venuta a galla un’anomalia di questo tipo. A svelarlo sono state le schede elaborate dopo: sono stati riscontrati picchi inconsueti di Uranio e Cesio, due elementi radioattivi, il primo naturale e il secondo di origine artificiale. Che ci fanno nelle campagne di Andrano? È l’interrogativo su cui si sta arrovellando la Procura di Lecce, che per vederci chiaro ha aperto un fascicolo di indagine, nelle mani del pm Antonio Negro. Necessario per avviare gli accertamenti del caso, ha già portato, durante l’estate, a decine di rilievi, misurazioni e analisi, spedite anche in un laboratorio in Ontario, nel Canada.

In campo, Ministero dell’Ambiente e Arpa Puglia. Il prossimo passo, ineludibile a questo punto, saranno gli scavi che a breve i militari nel Nucleo Tutela Ambiente dovranno effettuare. Non c’è altro mezzo per capire cosa davvero c’è sotto, in questa striscia di terra incolta, poiché le conclusioni a cui si è giunti finora sono contrastanti. È per questo si va con i piedi di piombo: potrebbe essere un fenomeno assolutamente naturale, ciò che suggerirebbe anche l’estensione non da poco dell’area interessata, oppure potrebbe trattarsi di altro. Ed è ovvio che il primo sospetto è su un possibile tombamento illecito di rifiuti. Tuttavia, la cautela, mai come in questo caso, è d’obbligo.

Su quelle campagne, nelle vicinanze della vecchia discarica bonificata “Pilomaco” e di proprietà di cinque persone diverse, le anomalie gamma sono emerse in tre punti. Lì, a fine giugno, una società di Napoli, incaricata dal Ministero dell’Ambiente,  ha rilevato un picco di radioattività di 0,8 microsievert/h, giusto un’unghia in meno rispetto al limite da codice rosso attestato a 1.00 microsievert/h.

Per questo il Noe ha chiesto l’intervento di Arpa Puglia, che, attraverso il suo Polo di Specializzazione radiazioni ionizzanti, ha effettuato nuovi sopralluoghi con altra apparecchiatura e prelevato campioni di terreno. Risultato: per Arpa, i valori riscontrati sono attribuibili alle caratteristiche geologiche del sito, per la presenza nella crosta terrestre di Uranio, mentre il Cesio, che secondo l’Agenzia retta da Assennato è assente ad Andrano, deriverebbe al massimo dall’esplosione di Chernobyl del 1986. In ogni caso, non ci sarebbero elementi prodotti da sorgenti radioattive usate nell’industria o nel settore ospedaliero.

A conclusioni diverse, quasi opposte, è giunto il Ministero, in due relazioni diverse: i valori di uranio sono troppo strani rispetto alla conformazione geologica dell’area, specie nei primi metri di profondità, e il Cesio c’è. La conferma deriverebbe anche dalle indagini geolettriche eseguite. E delle due l’una: o la causa è il naturale disfacimento della crosta terrestre o è un riempimento di una cavità ad opera dell’uomo. Al Noe spetterà fare chiarezza.

Tiziana Colluto

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