
LECCE- 21 milioni e mezzo di euro: a tanto ammontano i soldi che le pubbliche amministrazioni di Lecce e provincia hanno a disposizione per pagare le imprese, ma che non hanno ancora utilizzato. Restano in cassa invece che saldare -almeno in parte- i debiti con i privati. Lo dice uno studio di Confartigianato Imprese, che stila una tabella in cui figurano 86 comuni: sono quelli che hanno chiesto i cosiddetti spazi finanziari sul patto di stabilità e/o un anticipo dalla Cassa depositi e guadagni.
Sono infatti queste le due strade percorribili dalle pubbliche amministrazioni in crisi di liquidità. C’è chi ne ha percorsa una e chi entrambe. Ma entriamo nello specifico: la Provincia di Lecce, nel 2013, aveva uno spazio finanziario di 8.862.000 euro e li ha spesi tutti. Di certo il debito non sarà stato saldato ma da palazzo die Celestini hanno impiegato tutto quello che potevano per pagare effettivamente le imprese creditrici.
I comuni si sono comportati peggio: quello di lecce ha ancora 3 milioni da poter spendere, rivenienti dalla cassa depositi e guadagni. Segue il comune di Casarano, che ha più soldi in cassa, destinati alle imprese ma ancora fermi: sono 4 milioni e 84mila euro. Male anche Melissano, con quasi 3 milioni; seguono Carmiano, Cursi e Campi Salentina e molti, molti altri.
Quei soldi servono a pagare le imprese, ma evidentemente accade che -per lungaggini burocratiche o perché vengono impiegati per altro- restino in cassa. In questo modo il circolo economico si blocca e le imprese, già messe in ginocchio dalla crisi, soffocano.
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