CronacaPolitica

Mala e politica, a Squinzano si dimette la Metrangolo

SQUINZANO- Fernanda Metrangolo fa un passo indietro e si dimette. La presidente del consiglio comunale di Squinzano travolta dal terremoto giudiziario seguito all’operazione vortice Deja-vu dei carabinieri che aveva rivelato degli intrecci tra alcuni esponenti dell’ amministrazione e personaggi locali legati alla Scu, ha deciso di lasciare l’incarico.

L’esponente di Forza Italia, indagata per corruzione, il cui figlio Carlo Marulli finì in manette durante il blitz, ha rimesso il suo mandato nelle mani del sindaco, ma rimane in carica come consigliere. 

«Io sono convinta che, non appena mi sarà consegnata tutta la documentazione, potrò dimostrare nelle sedi competenti, e non sugli organi di informazione, la correttezza del mio comportamento e la mia totale estraneità ai fatti che mi sono contestati. Per questa ragione io e il mio avvocato Francesca Conte chiederemo ai magistrati inquirenti –afferma la Metrangolo- di essere ascoltate per chiarire i fatti come realmente accaduti. Per quanto riguarda le vicende che mi coinvolgono dal punto di vista affettivo e familiare, ribadendo la piena fiducia nella magistratura e sottolineando la totale estraneità rispetto al lavoro dell’amministrazione comunale, sono certa che anche per questa vicenda mio figlio dimostrerà di non essere coinvolto in nessuna maniera nei fatti contestatigli. Per queste ragioni e soprattutto per il dovuto rispetto alle istituzioni, con decorrenza immediata, rassegno le mie dimissioni da presidente del Consiglio Comunale, ritenendo tale ruolo una funzione di rappresentanza istituzionale, che non può in alcun modo essere oggetto di dubbi di qualsiasi genere. Continuerò invece –conclude– a svolgere il ruolo di consigliere comunale per rispetto dei miei elettori e per evitare che processi mediatici possano distruggere qualsiasi principio di garanzia democratica».

La Metrangolo è di fatto stata messa alle strette dalle recenti dichiarazioni del primo cittadino che si è dichiarato pronto a lasciare la guida dell’amministrazione se non avesse, insieme all’ex sindaco Gianni Marra, indagato per abuso d’ufficio, fatto un passo indietro.

L’ombra della Scu sull’operato del palazzo, per Mino Miccoli non era accettabile. Eppure secondo le indagini dei condotte dai magistrati, gli episodi sono diversi, anche se sia la Metrangolo che Marra hanno sempre respinto le accuse.

Il comune di Squinzano era stato il più coinvolto nell’operazione Deja-vu per la presenza , a quanto pare, ingombrante, dei due fratelli Patrizio e Antonio Pellegrino, ritenuti i capi clan operativi con atteggiamenti che caratterizzano il nuovo corso della mafia: la ricerca del consenso sociale, il controllo dell’attività amministrativa, la volontà di inculcare tra la gente l’idea che se tutto va bene è merito della Scu. Figli del famoso “Zu Peppu”, ergastolano, avevano messo le mani anche sullo sport: erano i proprietari dello Squinzano Calcio, squadra di fatto affidata al presidente Carlo Marulli.

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