Petrolio, assalto senza fine: rischio trivelle anche a largo di Gallipoli

calema b

LECCE-  È un assalto senza fine: dopo Leuca, arriva l’ennesima richiesta per cercare petrolio nel mare del Salento, stavolta sul versante che si pensava sarebbe stato risparmiato, quello gallipolino. Ad essere coinvolti sono 14 Comuni leccesi, tutti quelli rivieraschi tra Castrignano del Capo e Porto Cesareo, e gli undici tarantini che si affacciano sullo Ionio.

L’istanza è stata depositata al Ministero dello Sviluppo Economico appena dieci giorni fa, il 5 novembre scorso. Neanche il tempo di riprendersi dallo choc delle due richieste arrivate a fine ottobre dall’americana Global Med che a bussare di nuovo alla porta del Leccese è l’ennesima multinazionale, la Schlumberger Italiana spa, che fa parte del gruppo che rappresenta “la più grande compagnia al mondo di servizi per le società petrolifere”, con sedi principali a Huston, Parigi e l’Aia.

Un’accelerata impressa, com’è ovvio, dallo Sblocca Italia, che in quella stessa data è stato convertito in legge e che spiana la strada alle trivelle.
La differenza rispetto alle richieste avanzate dagli americani è sottile: stavolta non si tratta di un “permesso di ricerca”, ma, tecnicamente, di un “permesso di prospezione”. Cosa cambia? Che gli studi vanno effettuati in massimo un anno dal rilascio dell’ok alla Valutazione di impatto ambientale, ma, in cambio, viene scavalcato il limite dei 750 Km2 di ogni singolo permesso.

Non è un caso che stavolta l’area dell’istanza (“d 3 F.P-.SC”) è vastissima, 4.030 km2, l’intero Golfo di Taranto fino alle coste calabresi e Leuca: “il lato più a Nord dista 13,6 miglia nautiche da Capo San Vito (Taranto), il vertice sud-est dista 18,4 miglia nautiche da Santa Maria di Leuca”. E c’è una vicinanza estrema al litorale salentino in particolare: siamo ad appena 12,3 miglia dal Sito di importanza comunitaria “Litorale di Gallipoli e Isola Sant’Andrea” e a 12,1 miglia dal Sic “Litorale di Ugento”.

Le ricerche geofisiche, anche in questo caso, però, prevedono l’acquisizione di circa 4.285 km di linee sismiche 3D utilizzando sempre la discussa tecnologia air-gun. Il sottofondo, infatti, lì è “caratterizzato da un’interessante potenzialità mineraria”, scrive la società nel suo Studio di impatto ambientale depositato al Mise. Anche stavolta, inoltre, il tempo per opporsi è risicato: entro il 4 gennaio vanno depositate le osservazioni da parte dei Comuni. Entro il 21 dicembre quelle, invece, riguardanti le richieste al largo di Leuca. 

 

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