Cronaca

“Vortice-Dejà vu”, scacco alla Scu con affari in politica e sport

LECCE- Ci sono la droga le estorsioni e l’usura , ma c’ è anche la politica e lo sport nella maxi indagine che nel corso di oltre due anni ha visto confluire insieme diversi fascicoli riunendo le inchieste di ben 4 magistrati: Guglielmo Cataldi, Giuseppe Capoccia, Antonio Negro, coordinati dal Procuratore Capo Cataldo Motta e che si è conclusa con l’operazione Vortice -Deja ‘vu condotta dai carabinieri del Ros al comando del colonnello Paolo Vincenzoni, dal Reparto Operativo e dal Nucleo Investigativo di Lecce guidati dal colonnello Saverio Lombardi e dal capitano Biagio Marro e dai carabinieri di Campi Salentina al comando del maggiore Nicola Fasciano.

Le ordinanze di custodia cautelare hanno riguardato 26 persone, 5 ancora irreperibili, tra queste i fratelli Patrizio e Antonio Pellegrino, ritenuti i capi clan operativi su Squinzano, il comune che nel corso di tutta l’indagine è stato particolarmente attenzionato dagli investigatori. È qui che si sono consumati quegli atteggiamenti che caratterizzano il nuovo corso della mafia: la ricerca del consenso sociale, il controllo dell’attività amministrativa, la volontà di inculcare tra la gente l’idea che se tutto va bene è merito della Scu.

I due Pellegrino, figli del famoso “Zu Peppu”, ergastolano, sono gli artefici di tutto questo. Erano i proprietari dello Squinzano Calcio, squadra di fatto affidata al presidente Carlo Marulli, anche lui arrestato all’alba. Oltre ad essere il loro autista personale l’uomo era l’aggancio politico: ex consigliere comunale, figlio dell’attuale presidente del consiglio di Squinzano, ed ex assessore alla provincia con delega alle politiche sociali e alle pari opportunità Fernanda Metrangolo. Il suo nome compare tra i 79 indagati insieme a quello dell’ex sindaco Gianni Marra e del comandante della polizia municipale Roberto Schipa che si affacciano nell’indagine per un episodio risalente a qualche anno fa: il boss Antonio Pellegrino, appena scarcerato, riesce ad ottenere una casa popolare in barba a qualsiasi graduatoria. Il sindaco gliela concede sulla base di una relazione falsa del comandante dei vigili in cui si attesta come l’uomo vivesse con la madre invalida e in cura al Cim, circostanza assolutamente non vera. Per i tre i reati sono di corruzione, falso e abuso d’ufficio Marulli avrebbe continuato ad interferire ancora oggi tanto da presentarsi nell’ultimo consiglio comunale con aria di sfida nei confronti dello stesso sindaco Mino Miccoli.

Ma le indagini hanno coinvolto un’area molto più vasta: Campi, Lecce, Trepuzzi e Taranto. Al vertice dei gruppi criminali che nel corso degli anni hanno modificato notevolmente il loro assetto iniziando anche a collaborare tra loro nomi noti come Giovanni de Tommasi, ergastolano, che gestiva da dietro le sbarre i traffici di droga attraverso la moglie Ilde Saponaro e la figlia Liliana, Sergio Notaro e Fabio Caracciolo, ritenuti pericolosi usurai, e ancora Salvatore Milito, Salvatore Elia, Alessandro Caracciolo.

Cocaina e marijuana sono state sequestrate in grosse quantità, partite intercettate durante viaggi in auto tra la Francia e il Salento, un tentato omicidio, quello del 2011 di Greco e Manca, estorsioni e intimidazioni. Stretti i legami documentati con il clan tarantino di Oronzo de Vitis, e confermati dall’ex boss collaboratore di giustizia di Mesagne Ercole Penna.

I fratelli Pellegrino insieme a Notaro, ad Alessio Fortunato e a Fathi Rahmani, nato in Francia, sono al momento irreperibili. Hanno lasciato l’Italia, ma gli inquirenti sanno dove trovarli.

Mariella Costantini

 

Gli arrestati sono:

Alessandro Bruni, classe 1957, di Squinzano;
Saida (detta Margot) Bruni, classe 1993, di San Pietro Vernotico;
Gianluca Candita, classe 1972, di Torchiarolo;
Fabio Caracciolo, dell’82, di Squinzano;
Patrick Colavitto, del 1980, di Brindisi;
Damiano De Blasi, classe 1990, di
Trepuzzi;
Giovanni e Liliana De Tommasi, rispettivamente classe 1960 e 1989, il primo detenuto, la seconda residente a Lecce;
Gaetano Diodato, classe 1969, di Taranto;
Angelo Di Pierro, classe 1991, di Taranto;
Salvatore Elia, classe 1981, di Squinzano;
Alessio Fortunato, classe 1983, di Squinzano;
Annamaria Lamarina, classe 1973, di Squinzano;
Carlo Marulli, classe 1972, di Squinzano;
Salvatore Milito, classe 1957, di Squinzano;
Sergio Notaro, classe 1960, di Squinzano;
Antonio e Patrizio Pellegrino, classe ’74 e ’71, rispettivamente di Squinzano e Campi Salentina;
Fathi Rahmani, detto “Petit”, residente in Francia;
Alberto Russo, classe 1985, di Campi Salentina
Ilde Saponaro
Cyril Cedric Savary, classe 1976, residente in Francia;
Giovanni Tramacere, classe 1975, di San Pietro Vernotico;
Luigi Vergine, classe 1974, attualmente in carcere.

Ai domiciliari sono finiti Alessandro Caracciolo (classe ’62, di Monteroni) e Luca Mita di Lecce.

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