Cronaca

Sanità: ancora nessuna copertura per salvare i 347 posti a rischio

LECCE- Rassicurazioni tante, certezze nessuna. Nessuna schiarita per i 347 operatori sanitari il cui contratto è in scadenza a fine mese. Nel tavolo tecnico tenutosi in mattinata tra sindacati e dirigenza Asl, l’azienda si è detta “fiduciosa, le somme si troveranno”, ma ad oggi niente ancora. Si confida in un annuncio ufficiale da parte dell’assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, che nelle prossime ore sarà a Lecce per illustrare il nuovo Piano di riordino sanitario ai sindaci e al quale si chiederà conto probabilmente anche dei ritardi nella costruzione del nuovo Vito Fazzi, di cui, su richiesta del consigliere regionale Antonio Maniglio, si discuterà anche in commissione sanità.

Al momento, dunque, non c’è soluzione per scongiurare il tracollo: a partire dal prossimo 1° novembre, gli ospedali leccesi potrebbero essere costretti a fare a meno di altri 347 operatori, i cui contratti a tempo determinato scadranno a fine mese. Non c’è copertura finanziaria, mancano all’appello 3 milioni di euro per garantire le proroghe anche a novembre e dicembre.

Il calcolo è matematico: la spesa per questi contratti non può superare il 50 per cento di quella effettuata nel 2009. E questo in base al parametro imposto da un decreto legge del 2010. Dunque, i 13 milioni di euro impegnati bastano appena a coprire i primi dieci mesi dell’anno.

Se la Regione Puglia non metterà mano al suo portafoglio, sarà un problema perché la Asl ha già dichiarato di non avere intenzione di sforare quel limite, poiché di ciò sarebbero i vertici aziendali a dover essere chiamati a rispondere personalmente davanti alla Corte dei Conti.

Dunque, che si fa? Il doloroso “piano B” di via Miglietta prevede che entro il 31 ottobre verranno individuate, ad una ad una, le figure essenziali da mantenere, ma solo quelle senza le quali si configura un’interruzione del pubblico servizio. Per le altre, finisce la corsa. E nel pantano rischiano di rimanere settori nevralgici della sanità: il servizio di 118, ad esempio; quello della diagnostica per immagini, che già vive il paradosso di una sala raggi del pronto soccorso del Vito Fazzi chiusa per mancanza di tecnici.

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