LECCE- La vita in strada, una città che mette tutte le sue carte in tavola, in tutti i sensi: una Lecce mai così partecipata quella che si è presentata agli occhi dei commissari europei. Il giorno dell’Eutopia è arrivato e la pioggia e le nuvole non hanno frenato cuore e testa, entusiasmo e prospettiva. Questa è Lecce 2019, l’ambizione di diventare capitale europea della cultura fra cinque anni.
Prima tappa Porta San Biagio, da dove, dopo mezzogiorno, i cinque commissari europei hanno attraversato il centro storico, hanno attraversato l’esserci e il voler esserci dei leccesi.
È un inno alla gioia quello che si sente nell’aria, ma ci sono anche i progetti, esposti nella Casa della Cultura, accanto alla chiesa di San Matteo. Loro, gli “eurogiudici”, ascoltano, guardano, si lasciano guidare.
La tavolata organizzata presso la Negra Tomasa si è trasformata in un pranzo di famiglia, sociale, assieme ai giovani migranti delle associazioni Arci e Migrantes, gli utenti della casa della carità, gli studenti Erasmus. Un boccone e via, verso il Must, il museo che ospita i workshop su “Arte, educazione e diritti”, verso il Castello Carlo V, con i laboratori del luogo del fare, verso Piazza Sant’Oronzo, con quelli all’aperto curati dal Liceo Artistico “Ciardo Pellegrino” e dall’Accademia Belle Arti.
Lecce sa di giocarsi, oggi, il futuro. Il 17 ottobre sarà annunciato il nome di chi conquisterà il titolo tra le sei finaliste e la competizione non è da poco: in gioco ci sono anche Cagliari, Matera, Perugia, Ravenna e Siena.
Lecce è la seconda città visitata dai commissari, che qualche indugio, alla fine della mattinata, lo hanno rotto, lasciandosi trascinare nei ritmi che hanno fatto esplodere il Politeama Greco, dove l’Orchestra Tito Schipa e Nandu Popu dei Sud Sound System hanno cantato “Casa mia terra mia”. Ed è stato molto più di una festa.
Foto Daniele Petracca