
LECCE- Perché non c’è corrispondenza tra data ufficiale e reale trasmissione dei documenti? E perché le carte sarebbero state inoltrate da figure estranee al progetto? Vogliono vederci chiaro i NO TAP in merito alla documentazione relativa alla procedura di VIA, affinché l’iter per la realizzazione del gasdotto – alla quale si oppongono – non sia viziata da omissioni o accelerazioni sospette.
Per questo bussano alle porte della Procura di Lecce, di Roma, e dell’Autorità Anticorruzione ritenendo che più di qualche ombra si stagli sulla procedura di VIA.
Scavano nelle carte i cittadini che contrastano l’opera di Trans Adriatic Pipeline e, all’esito di una serie di istanze di accesso agli atti presentati al Ministero dell’Ambiente, sulle quali in prima battuta il Dicastero di Via Cristoforo Colombo ha fatto orecchie da mercante, evidenziano che qualcosa non quadra nelle persone coinvolte e nei tempi legati alla richiesta di integrazioni di documentazione che la multinazionale riceve dal Ministero il 18 marzo scorso. TAP, per assolvere a quanto disposto, impiega un mese rispetto ai 45 giorni che ha disposizione per procedere alle opportune integrazioni e ripubblicare il progetto. Lo sforna il 17 aprile.
Scavando nei faldoni, il Comitato afferma di scoprire che la documentazione approda sul tavolo della Commissione VIA il 30 di aprile, quasi 2 settimane dopo la data ufficialmente riportata. E – rincarano la dose – la trasmissione avverrebbe tramite e-mail non certificate, da parte di soggetti non titolati a interloquire con l’Istituzione.
Sono tanti, a questo punto, gli interrogativi che pongono i NO TAP: perché queste incongruenze nei tempi? E perché tali figure si sarebbero preoccupate di intervenire? Saranno i giudici a stabilire se quello seguito da Trans Adriatic Pipeline sia solo un iter disordinato o se siano ravvisabili reati.
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