CronacaPolitica

Raduno Casa Pound a Lecce, al via le polemiche

LECCE- Non si concedano spazi comunali al raduno nazionale di Casa Pound a Lecce. È questa, in buona sostanza, la richiesta messa nero su bianco, di quarantina di esponenti del mondo politico, culturale, sindacale, commerciale e dell’associazionismo e indirizzata al sindaco, Paolo Perrone. Pomo della discordia: il raduno che il movimento Casa Pound dovrebbe tenere a Lecce dal 5 al 7 settembre prossimi. La ragione del rifiuto è spiegata, secondo i firmatari della lettera, dalla natura stesso di un movimento violento e xenofobo, i cui rappresentanti verrebbero definiti “i fascisti del nuovo millennio”.
“Il nucleo del fascismo – si legge in alcuni passaggi della lettera – è l’odio indiscriminato per tutto ciò che è altro da sé, di quell’odio che arma le mani e le teste di chi vede nell’autoderminazione di donne, gay, lesbiche, trans, nell’esistenza di altre culture un nemico e un capro espiatorio”.

Tra i firmatari della missiva anche il consigliere comunale di Lecce Bene Comune, Carlo Salvemini, che chiarisce come l’intento non sia quello di impedire una libera manifestazione. “Da una lettura superficiale e frettolosa – dice Salvemini – si può comprendere che si voglia impedire la libertà di manifestare sancita dalla nostra Costituzione. In realtà, l’obiettivo è quello di far riflettere il sindaco sulla natura di un movimento, che rispolvera l’ideologia del ventennio fascista. Non dimentichiamo, che esiste una legge dello Stato, sempre vigente, ma molto spesso inapplicata, che vieta di rievocare ideologie fasciste. L’obiettivo non è blindare Lecce, ma di sicuro non si può essere larghi di mano nel concedere beni comunali a chi rispolvera ideologie fasciste”. Di diverso avviso, invece, la vicepresidente della Provincia di Lecce, Simona Manca, che ribadisce, in una società civile e democratica, l’assoluta libertà di manifestare.

“Credo che da parte del sindaco – sostiene Manca – non ci sia alcuna difficoltà, laddove non esistano veti di ordine pubblico e di sicurezza, nel concedere a chiunque la libertà di esprimersi, di confrontarsi e di manifestare. Un diritto sancito dalla Costituzione Italiana”.

Chiamato in causa, il sindaco preferisce, al momento, rimandare ogni presa di posizione, affermando di essere fuori sede e di non avere ricevuto, al momento, alcuna lettera. E nell’attesa, gli animi si surriscaldano.

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